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Il figlio di Preiti in tv. Giù le telecamere e i microfoni dai bambini

Cosa può spingere certi giornalisti e addetti ai lavori della comunicazione televisiva ad intervistare un bimbo di 11 anni, figlio di un attentatore, per chiedergli che ne pensi e come si senta? E’ stato palesemente violato il buon senso (che spesso dovrebbe precedere l’applicazione delle leggi) e sono state travolte tutte le norme privacy, che non sono pensate per mera burocrazia ma proprio per difendere la dignità e l’equilibrio degli esseri umani, a maggior ragione se indifesi e innocenti come i bambini. Per chi non li conoscesse, copio e incollo di seguito due estratti, uno dal Codice deontologico privacy per i giornalisti in vigore dal 1998, e l’altro dalla Carta di Treviso, protocollo firmato il 5 ottobre 1990 da Ordine dei giornalisti, Federazione nazionale della stampa italiana e Telefono azzurro con l’intento di disciplinare i rapporti tra informazione e infanzia.

Art. 7 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica – Tutela del minore
1. Al fine di tutelarne la personalità, il giornalista non pubblica i nomi dei minori coinvolti in fatti di cronaca, nè fornisce particolari in grado di condurre alla loro identificazione.
2. La tutela della personalità del minore si estende, tenuto conto della qualità della notizia e delle sue componenti, ai fatti che non siano specificamente reati.
3. Il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di critica e di cronaca; qualora, tuttavia, per motivi di rilevante interesse pubblico e fermo restando i limiti di legge, il giornalista decida di diffondere notizie o immagini riguardanti minori, dovrà farsi carico della responsabilità di valutare se la pubblicazione sia davvero nell’interesse oggettivo del minore, secondo i principi e i limiti stabiliti dalla “Carta di Treviso”.

Dalla Carta di Treviso:
“[…] il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano lederne la dignità o turbare il suo equilibrio psico-fisico, né va coinvolto in forme di comunicazioni lesive dell’armonico sviluppo della sua personalità, e ciò a prescindere dall’eventuale consenso dei genitori […]”
“[…] particolare attenzione andrà posta nei confronti di strumentalizzazioni che possano derivare da parte di adulti interessati a sfruttare, nel loro interesse, l’immagine, l’attività o la personalità del minore […]”

E’ del tutto auspicabile che l’Ordine dei Giornalisti e il Garante per la protezione dei dati personali, con il Garante per l’Infanzia, intervengano con provvedimenti e non solo con dichiarazioni di censura. E che questi provvedimenti siano resi noti, per creare cultura del rispetto dei diritti fondamentali e consapevolezza delle sanzioni negli addetti ai lavori.


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