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Renzi, Barca, Franceschini, Bersani e…Enrico Letta. Le grandi manovre per Palazzo Chigi

Nei giorni scorsi è stato Matteo Renzi a dare uno scossone al partito democratico. Ieri è stata la volta del ministro Fabrizio Barca che, di fatto, si è candidato a rappresentare un’area della sinistra italiana che dal Pd abbraccia anche Vendola e il suo Sel.

Le grandi manovre a largo del Nazareno non si fermano e questa mattina è da registrare la presa di posizione di Dario Franceschini che, intervistato con grande evidenza dal Corriere della Sera, ha ribadito l’idea che l’unica soluzione per fare un governo ed evitare le urne è chiudere un’intesa con Berlusconi e il centrodestra. Bersani è definitivamente accerchiato e, arrivato a questo punto, ha davanti a se un bivio: provare a forzare ancora rischiando di fare come Sansone con i filistei (l’impalcatura in questo caso cadrebbe su tutti i componenti del suo stesso partito) oppure guidare il processo scegliendo il premier, dettando le condizioni per governo e Quirinale e, soprattutto, barrando la strada alle ambizioni politiche del suo principale antagonista, il sindaco di Firenze. Pur non essendo escludibile la prima ipotesi, nei palazzi romani va facendosi strada – per la prima volta – il secondo scenario. In poche parole, la prossima settimana potrebbe rivelarsi decisiva. Grazie alla spinta del presidente della Repubblica, i partiti potrebbero ritrovarsi d’accordo su una piattaforma programmatica presentata loro dai ‘saggi’.

A quel punto Napolitano sarebbe nelle condizioni di riprendere il filo della tela che conduce alla formazione di un governo pienamente legittimato dal voto del Parlamento. Nessuno, neppure Berlusconi (che ieri è stato ancora una volta esplicito), metterebbe in discussione il fatto che il nuovo inquilino di Palazzo Chigi debba essere un esponente del Pd. Ed è qui che Bersani sarebbe chiamato alla prova della verità. Prendendo atto che la sua ‘linea’ (nessun accordo con il Pdl) non è riuscita a coagulare sufficiente consenso, sarebbe comunque nella condizione di fare lui il nome del possibile presidente del Consiglio.

In questo caso, chi meglio se non la persona che più e meglio (fuori dal tortellino magico) gli è stata sempre accanto con lealtà e rigore? Enrico Letta potrebbe avere tutte le caratteristiche oggettive e soggettive per andare a Palazzo Chigi. E restarci il tempo necessario per mettere mano ai tanti guai del Paese e consentire allo stesso tempo che la dialettica all’interno del Pd non si trasformi in una faida autodistruttiva. Andrà così? La settimana prossima le carte si scopriranno e allora non ci saranno più alibi. Per nessuno.



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