Il fallimento del Padre ‘Partito-Chiesa’ non e’ – come paventano intellettuali alla Mario Tronti rimasti fermi e incollati a quel modello – la fine della Politica e della Democrazia: e’ semmai la presa d’atto della necessita’ un rinnovamento culturale della prima, su quei valori universali, la relazionita’ e i beni comuni, l’uguaglianza, la soddisfazione dei bisogni materiali e ‘post materiali’, e del rinvigorimento della seconda, con forme di partecipazione innovative, i luoghi di vita e di confronto come l’incontro odierno, ricco di numerosi e qualificati interventi. E’ soddisfattissimo ed emozionato, il politologo Marco Revelli, sceso appositamente sabato da Torino a Roma per presentare alla libreria Arion il suo libro ‘Finale di partito’ su invito del Gruppo Storia dell’Associazione Amore&Psiche. “Il gioco e’ apertissimo: si muova ora la società per produrre ed avviare il cambiamento antropologico e politico. Il Padre ‘Partito-Chiesa’ conosciuto nel ‘900 e’ morto insieme al paradigma della razionalità ferrea per il controllo, l’irregimentamento delle masse. Fenomeno che non ha risparmiato neanche la Chiesa: le dimissioni del ‘Padre Santo’ sono un evento epocale, sono l’impossibilita’ di far fronte al disordine della Curia, alla sua crisi catastrofica”. Sono dunque morte le due ideologie che hanno condizionato, padroneggiato la vita di intere generazioni: il comunismo e il cattolicesimo, unite, fuse in quel ‘catto-comunismo’ o consociativismo, che oggi nemmeno il neoliberismo e’ riuscito per il suo evidente fallimento a prenderne il posto all’indomani del crollo del Muro di Berlino. “Quando ho scritto ‘Finale di partito’ le elezioni politiche erano di la’ da venire: e’ stata una scommessa, potevo essere smentito dai risultati, che invece hanno dato ragione alla mia tesi della ‘morte’ dei partiti tradizionali del ‘900, percepiti dalla gente come una ‘oligarchia’ chiusa in se stessa, a difesa di privilegi divenuti sempre piu’ insopportabili: bastava – osserva Revelli – porre l’orecchio a terra, come gli indiani, e si sarebbero sentite le galoppanti vibrazioni della crisi in arrivo”. Ecco quindi lo tsumani – piu’ di 8 milioni di voti pari al 25% – del M5S di Beppe Grillo. “Ma non e’ stato un tsumani quello di Grillo – corregge Revelli – Pd e Pdl insieme hanno perso quasi 10 milioni di voti e piu’ di un milione li ha persi la Lega, altri sono addirittura spariti per non dire degli astenuti, il 25-30%. Questi partiti si sono rivelati ‘contenitori bucati’ e il M5S ha raccolto il popolo di elettori in fuga da essi: il boom di Grillo e’ percio’ la crisi dei partiti, e’ il crollo di fiducia della gente, e’ il moto di ripulsa della gente che li percepisce sempre piu’ lontani dalle proprie aspettative e la crisi dei partiti si trascina dietro la crisi della Politica. A monte di questa galoppante crisi c’e’ la constatazione ovvia della fine dei ‘Partiti-Chiesa’ del ‘900”. E’ da qui, dalla morte del Padre ‘Partito-Chiesa’, che bisogna ripartire per innescare un nuovo paradigma culturale e antropologico prima ancora che politico: la relazionalita’ e i beni comuni universali sono, per Revelli, “lo zoccolo duro” da cui ripartire: la cultura, la qualita’ della vita, dell’aria, l’equilibrio dei territori, i luoghi di vita e di aggregazione, l’uguaglianza, sono questi i valori su cui costruire il nuovo paradigma culturale. E arriva l’eco del dibattito in corso nel Pd dove ‘i giovani turchi’ pongono – da Matteo Orfini ad Andrea Orlando a Stefano Fassina – la necessita’ di un ‘pensiero nuovo’, di una nuova ‘cultura politica’, insomma di un nuovo socialismo del XXI°, per giocare e possibilmente vincere la sfida culturale e politica non solo in Italia ma anche in Europa sulla costruzione di un modello di societa’ diverso dall’attuale.
Revelli: Altro paradigma culturale al posto del Padre ‘Partito-Chiesa’
Di