“Mescolatevi”. “Scongelatevi”. Più che un vertice politico, sembrava una seduta di psico-politica.
Se la diretta streaming fra Pierluigi Bersani e il Movimento 5 Stelle aveva umiliato il Pd e Bersani, la diretta streaming oggi fra Enrico Letta e la rappresentanza parlamentare del movimento fondato da Beppe Grillo è stata una debacle per i grillini.
Il presidente del Consiglio incaricato ha indicato i fondamenti politici e programmatici su cui si baserà il suo esecutivo, se riuscirà ad avere la fiducia: provvedimenti fiscali pro crescita, riforma della politica che implica anche una revisione della Costituzione, nuova Europa per trasformare la sofferenza di molti Paesi in una proposta di inversione di marcia sul mero rigore finora perseguito.
“Non vogliono perdere tempo. Penso di formare un governo di servizio e non sarà un esecutivo a tutti i costi. Sarà un governo snello e sobrio“, ha promesso Enrico Letta.
LE BACCHETTATE DI LETTA
Ma non è stato sui contenuti e sulla composizione dell’esecutivo in fieri che si è incentrato il vertice di “psico-politica”. Infatti Letta ha colto l’occasione per un invito al Movimento 5 Stelle a mescolarsi con altri su idee e con i voti. “Mescolatevi, scongelatevi, dialogate, basta muri di incomunicabilità”, ha invitato ripetutamente Letta nei confronti dei capogruppi alla Camera e al Senato, rispettivamente Roberta Lombardi e Vito Crimi.
GRILLINI IN DIFFICOLTÀ
La reazione della rappresentanza grillina non è parsa all’altezza delle attese e delle parole del premier incaricato. Sia Lombardi che Crimi hanno sì ricordato le loro priorità sulla riforma dei costi della politica (Lombardi ha consegnato la bozza di una proposta di legge grillina sull’abolizione dei rimborsi elettorali) ma sono apparsi fiacchi e stereotipati nel riproporre frasi fatte e parole di ordine, peraltro in una forma che non ha bucato la diretta streaming.
L’INCOERENZA DEL M5S SU PRODI
Per di più, in particolare Lombardi ha scantonato su temi extra parlamentari come le comunali di Roma e le elezioni recenti in Friuli. E soprattutto non è apparsa efficace la riproposizione della questione “perché no Rodotà” per l’elezione del successore di Giorgio Napolitano al Colle. Infatti Letta ha avuto buon gioco nel ricordare che il Pd aveva proposto dopo Franco Marini il nome di Romano Prodi, che compariva tra i candidati preferiti per il Quirinale dai militanti e gli iscritti del Movimento 5 Stelle. Rodotà ha avuto molti meno voti del candidato sindaco a Roma del Pd nelle primarie, ha tagliato corto Letta.