Calo degli utili? Riduzione degli investimenti? Crisi? Per sfuggire a cattive notizie, e ancor più a pessimi numeri, ci si può rifugiare in qualche grande azienda, magari con tariffe e dunque ricavi regolati, e con lo Stato azionista. E’ il caso di Snam, controllata per il 30 per cento dalla Cassa depositi e prestiti e per il 70% dal Tesoro, tanto bistrattata quanto strategica per l’Italia al pari dei casi francesi e tedeschi.
La firma dell’accordo
Il consorzio costituito proprio da Snam (45%), dal fondo sovrano di Singapore Gic (35%) e da Edf (20%, attraverso il fondo dedicato alla dismissione degli asset nucleari), ha firmato l‘accordo definitivo con il gruppo Total per l’acquisizione di Tigf (Transport et Infrastructures Gaz France), società attiva nel trasporto e nello stoccaggio di gas naturale nel Sud Ovest della Francia. Un’operazione utile a sbottigliare l’asse Francia-Spagna e costruire, in prospettiva, una rete europea per il trasporto del gas a trazione italiana.
I conti di Snam
Snam di recente ha divulgato i conti 2012. Qualche dato per rendere l‘idea: ricavi totali in crescita del 9,5% a quota 3,9 miliardi di euro; utile operativo di 2,1 miliardi (più 7,8% per cento). Ma a confortare, per l’Italia, è un altro numerino: ogni anno, per i prossimi 4 anni, la società investirà nella Penisola 1,2-1,4 miliardi di euro. “Non ci sono molte realtà in grado di investire nel territorio in questo modo”, chiosa l’amministratore delegato di Snam, Carlo Malacarne, a Formiche.net commentando anche l’operazione siglata oggi.
Le parole di Malacarne
Malacarne ha un obiettivo: fare dell’Italia un Paese realmente strategico per il mercato del gas europeo. Cerchiamo di capire come e perché. Siccome sia l’Italia che l’Europa hanno produzione interna in declino e dipendono per la stragrande maggioranza da pochi Paesi esterni all’Unione, per Malacarne “è giunto il momento di dotarsi, sia a livello nazionale che continentale, di un sistema di infrastrutture integrato e interconnesso che consenta di svincolarsi dal rapporto a doppio filo che ci lega a quei Paesi, come Russia e Algeria”. Un rapporto che sotto il profilo della sicurezza delle forniture negli ultimi anni ci ha portato a vivere situazioni critiche per motivi non solo geopolitici ma anche meteorologici.
La strategicità dell’Italia
L’Italia, secondo Malacarne, è strategica in questa prospettiva: “Dobbiamo saper sfruttare al meglio la posizione geografica unica che ha il nostro Paese: siamo al centro dei flussi di gas che arrivano in Europa e abbiamo di fatto la possibilità di gestire i tubi che vanno dal deserto algerino fino a Londra, passando dalla Svizzera, dalla Germania e dal Belgio. L’alleanza che abbiamo stretto l’anno scorso con Fluxys è strategica: grazie, infatti, all’acquisizione congiunta del 31,5% di Interconnector, e anche al fatto che Fluxys ha il controllo di Tenp e del Transitgas, in un giorno non troppo lontano potremo scambiare con l’Europa 13 miliardi di metri cubi in reverse flow, cioè esportando dalla nostra frontiera al Nord Europa”.
Obiettivo: hub del gas
L‘Italia hub del gas, dunque, con Snam impegnata a potenziarne le infrastrutture e a connetterla con i mercati del centro e nord Europa. Ma è fattibile? E soprattutto, consentirà una riduzione dei prezzi del gas? “La creazione di una vera e propria rete europea – risponde l’ad di Snam – consentirà l’interconnessione dei mercati e l’allineamento dei prezzi. Prezzi che, per inciso, non sono legati solo alle infrastrutture, ma anche alla diversificazione dell’approvvigionamento. Oggi la stragrande maggioranza del gas – che l’Italia, data la scarsità della sua produzione interna, importa da Russia, Algeria, Libia e mare del Nord – ci viene fornita attraverso contratti take or pay di lungo periodo. Difficile che si crei concorrenza se non si crea un mercato maggiormente liquido, cosa possibile soltanto attraverso l’interconnessione delle reti e un utilizzo molto più ricorrente dei contratti spot“.
Le due strade per ridurre i prezzi
In altri termini per ridurre i prezzi ci sono due vie. Si può aumentare la quota di contratti spot, e allora ha un senso costruire nuovi rigassificatori. E si può creare maggiore interscambio tra gli hub nord europei, come Zeebrugge, e il polo a Sud, in Italia. Insomma: più gas si scambia e più i prezzi possono scendere.
Solo parole quelle sulla rete europea e sull’Italia come hub del gas? Non troppo, visto che ormai anche l’acquisizione di Tigf (Transport et Infrastructures Gaz France) è in dirittura d’arrivo e lo sviluppo internazionale una realtà sempre più concreta.