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I terremoti si possono prevedere? Il dibattito continua

A fronte del recente intensificarsi dell’attività sismica in ogni parte del mondo, la Comunità scientifica ha accentuato i propri studi nell’intento di fornire nuovi spunti al dibattito sulla possibilità di prevedere i terremoti.

Un punto di partenza è nella verifica dell’esistenza di correlazioni tra movimenti delle Terra ed altri fenomeni naturali. In primis, da sempre l’attività solare viene ritenuta una causa alla base dei terremoti. Ma una recente analisi effettuata da due ricercatori, i geofisici statunitensi Love (United States Geological Survey -USGS) e Thomas (Northwest Research Associates) dal titolo “Insignificant solar-terrestrial triggering of earthquakes”, pubblicata su Geophysical Research Letters, ha confutato questa teoria rilevando l’assenza di una correlazione diretta tra l’attività del Sole e gli spostamenti tellurici. La conclusione è stata ottenuta dal confronto tra due set informativi: il primo composto da dati storici relativi alle macchie solari (tratti dalla National Oceanic and Atmospheric Administration -NOAA), al vento solare (tratti dalla NASA), ed alle tempeste magnetiche (tratti dal British Geological Survey e da Geoscience Australia); il secondo dai dati storici degli eventi sismici (ricavati dagli archivi dell’USGS).

Il dibattito scientifico relativo agli effetti del Sole sulla Terra è straordinariamente rilevante in considerazione dell’incremento di espulsioni di massa coronale (nubi di plasma e di particelle cariche) responsabili di tempeste geomagnetiche polari e di blackout elettrici. Le grandi tempeste solari, infatti, influenzando la ionosfera, possono causare gravi danni alle comunicazioni radio, alle condutture di trasporto energetico, ed alle infrastrutture operanti via satellite, sia terrestri che in orbita.
La ionosfera è la regione dell’alta atmosfera (tra 50 e 1000 km circa sopra la superficie terrestre) in cui la densità di elettroni e ioni liberi raggiunge valori fisicamente rilevanti tali da influenzare sensibilmente l’indice di rifrazione nei riguardi delle radioonde. Grazie alla sua estrema sensibilità nei confronti di fenomeni atmosferici di vario tipo, il monitoraggio della ionosfera può essere utilizzato come indicatore di variazioni atmosferiche.

Un ricercatore del Surrey Satellite Technology Institute, Stuart Eves, avrebbe riscontrato (in uno studio in collaborazione con la NASA) una stretta correlazione tra i terremoti che superano il 5° grado della Scala Richter e particolari perturbazioni che avvengono nella ionosfera.
Secondo Eves, perturbazioni nella ionosfera si possono verificare quando le faglie terrestri (ossia le fratture il cui movimento genera i sismi) raggiungono punti di elevato stress e creano correnti interne nella crosta terrestre. L’acqua contenuta nelle faglie raggiungerebbe temperature elevate allorquando sollecitata con enormi pressioni. L’ossigeno contenuto nelle rocce genererebbe una forte carica elettrica positiva che influenzerebbe la ionosfera. In seguito, la pressione genererebbe il terremoto. Queste cariche sarebbero visibili agli infrarossi e testabili con gli strumenti che misurano i campi magnetici, una o due settimane prima di un forte terremoto.

Il progetto scientifico più noto finalizzato allo studio delle proprietà e del comportamento della ionosfera è quello condotto dal Dipartimento della Difesa statunitense, noto come HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program). Obiettivi delle ricerche di HAARP sono il rafforzamento dei sistemi di comunicazione e di sorveglianza per scopi civili e militari, e lo sviluppo di nuove tecniche radar che agevolino le comunicazioni con i sottomarini e rendano possibili radiografie di terreni.
Nel Progetto HAARP, l’osservazione dei processi risultanti dall’uso di uno Strumento di Ricerca Ionosferica (Ionospheric Research Instrument, IRI, ossia un trasmettitore capace di trasmettere onde elettromagnetiche sulle onde corte con una potenza tale da “sovralimentare” temporaneamente un’area limitata della ionosfera a scopo scientifico) in una maniera controllata consente agli scienziati di comprendere quanto avviene, in maniera continuativa, sotto la naturale stimolazione del sole.

L’impianto principale di HAARP occupa un’area a Gakona (Alaska), dove sono installati 180 piloni d’alluminio alti 23 metri, ognuno dei quali ospita una coppia di antenne per la banda alta e bassa, in grado di trasmettere onde ad alta frequenza fino ad una distanza di 350 km, indirizzabili verso ogni zona del pianeta, sia terrestri che atmosferiche.
Il sistema di antenne è in grado di “sparare” nella ionosfera onde elettromagnetiche ad alta frequenza con una potenza fino a 1,7 Gigawatt (ovvero 1,7 miliardi di Watt) tali da scaldare la ionosfera, creare delle “lenti” in grado di ridirigere i fasci di energia e scaricarli ovunque nel globo.
L’accusa principale rivolta ad HAARP è che, usando la frequenza giusta, sarebbe in grado di interferire con la crosta terrestre e provocare artificialmente terremoti. Ma questo ragionamento non pone nulla di nuovo. La conduzione di operazioni di guerra segrete mediante “tecniche di modificazione climatica” era già stata anticipata da strategist politici come, ad esempio, Zbygniew Brzezinsky, consigliere della Sicurezza ai tempi di Carter del 1997, nel suo libro “Tra due Età”, e, dall’agosto 1996, concretamente applicata in un progetto per le guerre climatiche del Dipartimento della Difesa statunitense (“Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025”).

Il documento già intendeva “la modifica del tempo” come strumento di tutela della sicurezza nazionale ed internazionale (“La capacità di generare pioggia, nebbia e tempeste sulla terra o di modificare il tempo nello spazio, migliorare le comunicazioni attraverso modifiche della ionosfera (l’uso di specchi nella ionosfera), e la produzione di meteo artificiale fanno tutti parte di un insieme integrato di tecnologie che possono fornire una sostanziale crescita negli Stati Uniti, o degrado della capacità di un avversario, per raggiungere consapevolezza globale, capacità, e potere”).
A 17 anni dalla pubblicazione di questo documento, il controllo del clima è diventato una sfida molto più complessa a causa delle nuove condizioni nello spazio. Il prossimo decennio sulla Terra sarà, infatti, caratterizzato da ulteriori, enormi cambiamenti provenienti dall’esterno, in particolare da uno spostamento verso un’area dello spazio assai diversa e con un livello di energia molto più alto.
Di questo si occuperà la 17th International Space Conference che si svolgerà a Roma dall’8 al 10 maggio prossimi, soffermandosi su “The Impact of Space Weather and Space Exploitation on Modern Society: Hazards’ Forecasting, Prevention, Mitigation and Insurance at International Level”.

Conoscenze tipo quelle di HAARP, o di centri analoghi sparsi nel mondo, dovranno essere poste a sistema per comprendere i mutamenti principali nel nostro ambiente geofisico, e per prevedere i sempre più mutevoli cicli delle condizioni atmosferiche, dei terremoti, del vulcanismo e di altri fattori che influenzano la nostra vita.
Osservando, ad esempio, le traiettorie elicoidali del sistema solare (c.d. “vortici”, per i quali si rimanda all’interessante blog, malagabay.wordpress.com) esercitano una profonda influenza sul clima (per esempio, nella formazione di fronti temporaleschi, o nel grado di violenza dei temporali e degli uragani tropicali, per la cui previsione sono importanti gli studi degli allineamenti planetari e delle macchie solari) e, soprattutto, sui processi emotivi e mentali dell’uomo.

Sono proprio gli impulsi sulla mente delle persone (che avvengono perlopiù in fase REM) l’effetto più rilevante che la modifica dei campi energetici sta già producendo, e che, in quanto connessa alla radicale trasformazione del “sistema” globale (coinvolgente l’intero Spazio, c.d. “macro-transizione”) rappresenterà la grande sfida per il futuro. Una sfida che l’Umanità dovrà combattere nel suo insieme, credendo nella possibilità di ritrovare una “migliore” sintonizzazione con le regole naturali dell’universo, regole che l’uomo ha smesso di rispettare da lungo tempo.

Cunctator è senior researcher dell’Istituto italiano di studi strategici “Niccolò Machiavelli”



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