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Margaret Thatcher, un vero rivoluzionario. Più di Ronald Reagan

Margaret Thatcher ha un merito che va molto al di là di tutto quello che ha fatto – e ha fatto tantissimo.

Thatcher, più ancora di Reagan, ha cambiato il linguaggio della politica. Prima della Iron Lady, “privatizzazione” era un termine utilizzato solo da oscuri ed eccentrici scribacchini accademici. Dopo di lei, “privatizzazione” era diventato un atto quasi dovuto, perché l’esperienza del thatcherismo aveva dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la riduzione del peso dello Stato nell’economia oltre a essere economicamente conveniente – e già questo non era scontato – era soprattutto politicamente possibile e addirittura politicamente vincente.

La rivoluzione thatcheriana è stata tale che non solo ha completamente ricostruito la weltanschaung del suo partito, i Tory, ma ha completamente mutato la sensibilità del Labour e addirittura ha segnato e guidato scelte politiche che avrebbero poi contagiato il resto del mondo. La stessa Unione Europea, verso la quale Thatcher non fu mai tenera e che non fu mai tenera con la prima e finora unica donna che abbia mai occupato il posto più alto di Downing Street n.10, ha recepito la lezione.

Molto del buono che è venuto da Bruxelles, in termini di liberalizzazioni e concorrenza, risente in misura fondamentale del successo conservatore in Gran Bretagna. Thatcher ha, in ultima analisi, provato che le idee hanno conseguenze, che le buone idee hanno buone conseguenze, e che l’economia di mercato può non solo riempire i portafogli, ma anche scaldare i cuori di tutti.

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