Il governo di Enrico Letta – se nascerà – si gioca tutto nei primi cento giorni. I nodi più importanti, infatti, vengono al pettine subito. Quanto prima bisognerà trovare i fondi per rifinanziare la cassa integrazione in deroga. Al più presto si dovrà capire cosa fare della prima rata dell’Imu e scongiurare l’aumento dell’iva. E poi, sul banco, ci saranno la questione esodati, la proroga degli sgravi sulle ristrutturazioni e gli incentivi sull’efficienza energetica. Se poi si vuole impostare una politica di crescita, i soldi vanno trovati al più presto anche per incentivare le assunzioni dei giovani e alleggerire il carico fiscale alle imprese. E tutto questo va fatto, verosimilmente, nei primi cento giorni.
Forse, prima di ogni cosa, il presidente incaricato dovrà andare a battere cassa a Bruxelles. E chiedere all’Europa di dare fiato a qualche “ideona” per la crescita, che vada al di là della “cambiale imu” da pagare a Berlusconi.
E’ chiaro che anche da un punto di vista politico, il governo di Enrico Letta non dovrà esitare a spiccare il volo. Il totoministri creerà dei malcontenti nel Pd, che si aggiungeranno ai molti mal di pancia già nati nella partita del Quirinale. Il rischio di una mini o corposa scissione a sinistra è molto concreto. E il fatto che al governo possano entrare i panzer del Nazareno – D’Alema, Franceschini ed altri – non è detto che tenga a bada i malumori.
Ecco perché, il nascituro governo di Enrico Letta nei primi giorni si gioca la credibilità nel Paese, la rispettabilità internazionale e, non da poco, i numeri in Parlamento.