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Twitter, 140 caratteri che valgono un miliardo di dollari

Twitter vale sempre di più, in denaro e anche in prestigio. La piattaforma di microblogging, amata tanto dagli utenti privati che dalle aziende, ha fatto il suo trionfale ingresso a Wall Street – no, non come titolo quotato, ma come uno degli strumenti ufficiali dell’agenzia Bloomberg: i “cinguettii” saranno infatti visibili sui terminali degli analisti di Borsa. I feed di Twitter erano già  seguiti dagli addetti ai lavori tramite gli smartphone personali, ma ora saranno integrati sugli schermi usati dagli analisti durante le transazioni borsistiche.

Grazie all’ok della Sec all’utilizzo dei social media da parte delle aziende per le comunicazioni su risultati e prestazioni, Twitter è diventato uno degli strumenti attraverso cui informare sull’andamento dei titoli azionari, equiparato a fonti più tradizionali.

E non è l’unica dimostrazione che Twitter sia diventato un canale di informazione a tutti gli effetti. Nel Regno Unito è appena partito un progetto, varato da sei biblioteche sotto la guida della British Library, per archiviare miliardi di pagine web, compresi i messaggi su Facebook e, naturalmente, i tweet, in quanto documenti che, al pari dei volumi di carta, esprimono la cultura britannica all’epoca di Internet.

Twitter vale questo riconoscimento. Il sito rappresenta ormai il secondo social network del mondo con 200 milioni di utenti attivi al mese e i guadagni crescono a ritmi sensazionali: le entrate pubblicitarie arriveranno a circa 582 milioni di dollari quest’anno per sfiorare il miliardo l’anno prossimo (950 milioni) e superarlo nel 2015 (1,33 miliardi di dollari), secondo le previsioni di eMarketer.

La crescita sarà trainata dal boom dell’advertising mobile, che quest’anno rappresenterà il 53% delle entrate pubblicitarie di Twitter e nel 2015 supererà il 60% del totale. Gli investimenti pubblicitari arrivano per lo più dagli Stati Uniti ma la quota delle vendite estere cresce: era il 10% nel 2012, sarà il 17% quest’anno e nel 2015 circa un terzo del fatturato pubblicitario arriverà da Paesi diversi dagli Usa.



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