Dopo alcune settimane decisamente allarmanti, vorrei riassumere il mio pensiero su Cipro per poi passare ad altri problemi in futuro. E’ sorprendente che un salvataggio da 10 miliardi di euro possa ammaliare il mondo così a lungo. Se la somma non è sconvolgente, però, alcune delle implicazioni sono strabilianti.
Una linea incoerente
E’ davvero spaventoso che una piccola economia possa essere distrutta in un weekend. Ma il destino di Cipro era ormai segnato quando la Troika ha svelato la sua prima versione del pacchetto di salvataggio. Che i risultati possano rivelarsi addirittura peggiori non dovrebbe sorprendere nessuno, visti gli sforzi precedenti dell’Eurozona per salvare il progetto. Non c’è una linea coerente, non ci sono dichiarazioni di cooperazione e i grandiosi piani per la moneta unica danno l’impressione di essere scarabocchi annotati su un tovagliolo a tarda notte. Di conseguenza, i risultati sono poveri.
Cipro: un buon Paese dove fare business
Cipro ha fatto davvero qualcosa di gravità tale da meritarsi un destino così terribile? In realtà no. Cipro aveva numeri dignitosi, sia per quanto riguarda la crescita, che per il debito e le finanze pubbliche – rispetto ad altri Paesi della zona euro. Lo Stato ha costruito un solido settore dei servizi finanziari, dal momento che agricoltura e industria erano troppo deboli. La forza lavoro è funzionale, parla inglese e si basa sulla legislazione britannica. E’ quindi un buon Paese per fare business. Cipro ha ottimizzato al massimo tutto ciò che aveva da offrire.
Troppa fiducia nell’Eurozona
Quello che non ha funzionato è stata la fiducia dei banchieri nei confronti dei politici dell’Eurozona che dovevano ripagare i loro debiti. Investire così tanto in titoli greci non è inusuale per un Paese così legato alla Grecia – e non molto diverso da ciò che le altre banche fanno con il loro debito nazionale (in questo caso, quasi nazionale).
La concentrazione di titoli greci
Dopo aver parlato con persone di rilievo del settore bancario a Cipro, mi è abbastanza chiaro che una pressione politica significativa sia stata esercitata almeno su quelle banche che operano in Grecia per comprare obbligazioni locali. I rischi di tale concentrazioni sono stati evidentemente sottostimati, ma fondamentalmente il problema è stato un estremo affidamento sulla capacità dell’Eurozona di supportare qualunque paese in seria difficoltà, Grecia compresa. Se torniamo indietro di qualche anno, la maggior parte delle persone era convinta che questa fosse una parte dell’accordo sull’Euro, altrimenti non ci sarebbe stata una tale convergenza relativamente ai rendimenti dei tioli.
Le colpe dell’eurozona
Pertanto, non credo che si possa assolvere completamente il sistema bancario cipriota, ma tutti i guai possono essere stati causati solo da un sistema con le dinamiche dell’Eurozona. Altrimenti, meno investitori stranieri avrebbero portato il proprio denaro a Cipro, le dinamiche di rischio di un mercato dei titoli di stato con una Dracma fluttuante avrebbero impedito tali esposizioni e avrebbero portato ad una regolazione del rischio basata sul mark to market. La stessa Grecia probabilmente non sarebbe arrivata al default, ma avrebbe utilizzato la svalutazione competitiva, così come ha sempre fatto.
Il doppio binario sull’euro
Ora, invece, i problemi sono cresciuti molto più velocemente di quanto i mercati capitalistici abbiano mai consentito. Adesso abbiamo controllo del capitale, restrizioni sui prelievi e tasse reali sulla ricchezza all’interno dell’Eurozona, il che significa che è difficile sostenere che il concetto di Euro possa continuare ad esistere nello stesso format. Ci sono almeno due diversi concetti di Euro: quello limitato di Nicosia e quello finora illimitato del resto della zona Euro. Dinamiche totalmente differenti e, credo, l’inizio di una versione multipla dell’Euro in futuro. Misure simili potrebbero essere utilizzate in situazioni analoghe e già ora le persone si chiedono quale sarà il prossimo paese colpito dalla crisi. La Slovenia? Malta? Altri Paesi?
Il monito di Hayek sui controlli di capitale
Il Financial Times ci ha ricordato ultimamente il monito di Friedrich Hayek sui controlli di capitale:
“Niente sembrerebbe influenzare la vita privata meno del controllo statale sulle negoziazioni in valuta straniera e la maggior parte delle persone sarà indifferente alla sua introduzione. Eppure, l’esperienza di molti Paesi continentali ha insegnato che le persone di buon senso lo vedono come un passo avanti verso il totalitarismo e la soppressione della libertà individuale. Infatti, si tratta di lasciare l’individuo alla completa tirannia dello Stato, la soppressione finale di tutti i mezzi di fuga – non solo per i ricchi, ma per tutti”. (The Road to Serfdom, 1944).
Il cambio di giochi di Bruxelles
Attenzione ai nuovi strumenti che sono stati introdotti. Uno è il controllo del capitale. Un altro è quella che sembra proprio una tassa sulla ricchezza. Credo fermamente che siamo stati testimoni di un cambio dei giochi nelle ultime settimane. Possiamo e dobbiamo aspettarci di tutto con il peggiorare della crisi della zona Euro e man mano che la forza distruttrice dell’Euro si muove dal salvataggio di un Paese all’altro.
Ci sono alcuni limiti a ciò che può essere fatto alle persone nella moderna interpretazione di democrazia. Una versione in cui servono solo regole generali, ma in cui non c’è più rispetto per i diritti personali negativi – come sono conosciuti nella costituzione americana.
Le conseguenze del crac del welfare state
Il bersaglio più facile saranno sempre le persone più ricche o anche coloro che lavorano e i risparmiatori, che si sono comportati bene nel corso della loro vita. Nel momento in cui gli Stati del welfare inizieranno a crollare, a causa delle loro promesse irresponsabili, del loro sistema di valori fatiscente e di demografie insostenibili, sarà semplice convincere più del 50% dei votanti che confiscare e rubare soldi di altri sia la soluzione migliore. Il Boston Consulting Group ha calcolato che sarebbe necessario il 28% di tutta la ricchezza privata per coprire solo il debito esistente – e non le obbligazioni future – e i soldi possono arrivare da un solo posto…le vostre tasche. State attenti.
Gli errori già fatti
Sono stati commessi molti errori negli anni passati, ma i semi sono stati piantati molti anni fa. Sotto forma di pressione per coloro che hanno il “diritto” di possedere le loro proprietà, anche se non soddisfano i criteri tradizionali di mutuo – quindi subprime. Sotto forma di enormi “diritti” non solo per i poveri, ma anche per le classi medie – gonfiando quindi il deficit e aumentando i debiti. Sotto forma di un Euro, un grande progetto politico senza alcun fondamento – e quindi crisi e crisi, con un effetto domino anche a lunga distanza.
I vincoli politici
Di certo, molte istituzioni finanziare si sono avvantaggiate della situazione. Non sono sicuramente prive di colpa e di responsabilità. Ma i problemi reali non provengono dalle persone che cercano di trarre vantaggio delle situazioni in cui si trovano. Il problema è la cornice creata dai politici, che impediscono ai mercati liberi di negoziare con gli eccessi previsti dal capitalismo. Risolvere crisi ed esporre al rischio modelli di business poveri è parte del capitalismo e non è sempre positivo – ma è molto più efficiente e veloce che cercare di salvare ciò che è già spacciato. E non permetterebbe mai che i problemi crescano a grande velocità, come invece succede ora.
Cipro ne è un esempio. Il problema non è Cipro, il problema è l’Euro.
Lars Seier Christensen
Co-fondatore e CEO di Saxo Bank, specializzata in trading e investimenti online