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“Zero zero zero”, i viaggi della cocaina secondo Roberto Saviano

Dopo il successo mondiale di “Gomorra” era rimasto un dubbio: Roberto Saviano avrebbe mai scritto qualcosa al di fuori del mondo della camorra? La risposta sembra arrivata e sarà in libreria dal 5 aprile. Si chiama “Zero zero zero”, l’ultimo libro dello scrittore napoletano, edito dalla Feltrinelli.

Sono sette anni che Saviano occupa le copertine e i programmi tv dell’Italia – e non solo – per parlare, esclusivamente, di camorra. Il successo editoriale del suo primo romanzo realistico sull’impero economico e il potere della mafia napoletana non è stato da poco: la tiratura iniziale di 5000 si è esaurita in una settimana. Tradotto in 53 paesi è un best­seller di 2 milioni e mezzo di copie vendute in Italia e 4 milioni all’estero.

Sembra però che prima di avere i riflettori addosso, Saviano si occupasse di altro, di un’altra piaga della società: il narcotraffico. Dopo viaggi dal Messico agli Stati Uniti, dalla Russia all’Africa, ha aperto l’obiettivo e immortalato come in una fotografia i viaggi sulle orme della cocaina, definita dall’autore come il nuovo oro bianco del mondo.

“La coca la sta usando chi è seduto accanto a te ora in treno e l’ha presa per svegliarsi stamattina o l’autista al volante dell’autobus che ti porta a casa, perché vuole fare gli straordinari senza sentire i crampi alla cervicale”: è l’incip di “Zero, zero, zero”, un altro romanzo non-romanzo; un libro di quasi 500 pagine nelle quali Saviano racconta un altro impero della criminalità, quello del narcotraffico.

“Scrivere di cocaina è come farne uso. Vuoi sempre più notizie, più informazioni, e quelle che trovi sono succulente, non ne puoi più fare a meno. Sei addicted”, ha detto Saviano. Basta aspettare che alle minace della camorra non si aggiungano quelle di cartelli della droga.

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