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L’aiuto energetico di Pechino a Islamabad

La cooperazione nel settore energetico sarà una priorità nelle relazioni tra Cina e Pakistan. Parola d Li Keqiang in visita a Islamabad nella seconda tappa del suo primo viaggio ufficiale da premier del Dragone.

Dopo l’India, Li è sbarcato nella capitale pachistana con l’obiettivo di sfruttare le “grandi potenzialità” delle decennali relazioni tra i due Paesi. I commerci bilaterali tra cinesi e pachistani hanno superato quota 12 miliardi di dollari e i due governi puntano a raggiungere i 15 miliardi entro i prossimi due o tre anni.

Si è tuttavia ancora lontani dalle cifre dell’interscambio sino-indiano che entro la stessa data guarda ai 100 miliardi di dollari. Andando ancora più a fondo si scopre che la bilancia delle relazioni sino-pachistane è a favore dei cinesi.

Tuttavia Pechino continua a sostenere Islamabad soprattutto in campo infrastrutturale. Da qui l’accento sulla necessità di sostenere il sistema energetico del Paese. Le società energetiche coprono soltanto due terzi del fabbisogno nazionale. Le continue e prolungate interruzioni di corrente mettono a rischio l’industria locale e stanno provocando il malcontento della popolazione.

Nei mesi scorsi la Cina ha raggiunto un accordo per la costruzione di una centrale da 1000 megawatt a Chashma, nel Punjab. L’intesa ha attirato critiche alla Cina, accusata di venire meno agli impegni sulla denuclearizzazione con il sostegno a uno Stato che pur possedendo l’atomica non è firmatario del trattato di non proliferazione.

Il secondo accordo da tenere sott’occhio è il passaggio della gestione del porto di Gwadar, nella provincia del Belucistan, dai singaporiani alla China Overseas Port Holdings. Il porto dà ai cinesi accesso al Mare arabico e dà l’opportunità di collegare via terra le regioni occidentali della Repubblica popolare con il mare, non lontano dallo stretto di Hormuz per cui transitano un terzo delle esportazioni mondiali di greggio. Oltre ai commerci, può diventare anche punto d’approdo per la Marina militare, una prospettiva che spaventa l’India con cui appena due giorni fa Li ha stretto la mano e che teme l’accerchiamento e la forza marittima cinese nell’Oceano indiano.

La visita di Li è inoltre la prima di un leader straniero dalle elezioni della scorsa settimana che hanno segnato il ritorno al governo della tigre del Punjab, Nawaz Sharif. Il futuro premier, che incontrerà l’omologo cinese, ha parlato di relazione duratura che si vuole cementare ulteriormente nel tempo. Un rapporto su cui aleggia tuttavia l’incognita delle critiche cinesi che chiedono a Islamabad maggior sforzi contro i gruppi uiguri che ricevono sostengno e riparo in territorio pachistano. Utili però a Pechino per tacciare di terrorismo ogni rivendicazione autonomista della regione turcofona e musulmana dello Xinjiang.


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