Quando Giulio Andreotti chiese a Franco Frattini di prendere il testimone della presidenza della Fondazione De Gasperi, l’ex ministro degli Affari esteri e candidato unico dell’Italia alla Nato, rimase sorpreso. Frattini non sentiva il leader democristiano da più di un anno e l’invito, che riconosceva l’impegno europeista, e la stima lo avevano stupito positivamente.
In un’intervista con Formiche.net, Franco Frattini ricorda quell’occasione particolare, avvenuta dopo avere lasciato la Farnesina: “Quando mi è arrivata la lettera con la sua firma rimasi sorpreso, non essendo mai stato un militante della Democrazia Cristiana. Ho chiamato Andreotti al telefono per ringraziarlo. Si diceva di lui che fosse una persona distante, ma invece era attento anche se discreto”.
Avevate molte passioni in comune: la politica internazionale, l’entusiasmo per l’Europa e la fede atlantica. Quali erano le caratteristiche della politica estera di Andreotti?
Ricordo la gran diligenza di Andreotti in Senato. Seguiva con interesse i lavori nella commissione di politica estera. Sempre attento ad ascoltare, a volte interveniva dimostrando la sua importante esperienza. Abbiamo dissentito fortemente su alcune questioni, ad esempio sulla partecipazione dell’Italia durante il processo di stabilizzazione dell’Iraq. Ma anche quando le opinioni erano diverse, c’era sempre qualcosa da imparare da lui e dalla sua esperienza. Ricordiamo che, come sottosegretario di De Gasperi, Andreotti aveva partecipato ad una fase fondamentale per l’Italia: quella della Nato e della sede Atlantica.
Sul Medio Oriente, la posizione di Andreotti era filo-araba?
Andreotti viene considerato un esperto degli equilibri di geopolitica. E anche sul Medio Oriente la sua fu una posizione di “equivicinanza” nel conflitto tra israeliani e palsestinesi. Non era anti-israeliano, né filo palestinese. Aveva semplicemente un forte e importante interesse per il mondo arabo. Ricordo anche la forte attenzione di Andreotti verso l’Africa. Quando come ministro degli Esteri ho intrapreso un giro di molti Paesi africani mi è stato fatto notare che lì non tornava un ministro degli Esteri italiano dai suoi tempi.
Com’era la sua dialettica con gli Stati Uniti?
Con gli Stati Uniti Andreotti aveva, come dire, “tutte le carte in regola”. Aveva preso decisioni coraggiose in totale indipendenza. E con l’America si comportava come con un amico al quale si possono confidare anche cose che non vanno bene.
Qual è l’episodio della storia politica di Andreotti più rilevante che ricorda?
È stata coraggiosa la decisione, in materia di sicurezza, di permettere l’installazione degli euromissili della Nato. All’epoca ci furono molte barricate in Parlamento. Erano tempi della Perestrojka e il mondo stava andando verso il muro di Berlino. Ci si stava avvicinando all’Europa. L’Europa ed il convinto europeismo, un tratto che certamente accomuna queste due nostre presidenze della Fondazione Alcide De Gasperi.