Guglielmo Epifani, Anna Finocchiaro o Gianni Cuperlo? Il totonomi, come sempre, è quello che maggiormente desta l’attenzione dell’opinione pubblica. Ma all’assemblea del Partito Democratico, in programma sabato 11 maggio, non c’è solo la partita su chi sarà il reggente del partito fino al congresso in autunno, quando sarà eletto il nuovo segretario.
In quell’occasione, i delegati potrebbero decidere di cambiare lo statuto del Pd. In particolare, la modifica riguarderà l’attuale coincidenza tra segretario e candidato premier. Probabilmente non sarà più così: con le prossime elezioni, chi corre per Palazzo Chigi non sarà la stessa persona che guida il partito.
Una variazione che piace a Matteo Renzi, da sempre poco interessato alle logiche di partito e molto invece alla leadership del Paese. Ma che non dispiace neppure ai bersaniani: con un nuovo segretario già automaticamente in corsa per le elezioni a ottobre, si creerebbe un elemento di debolezza per il governo Letta.
Ma non tutti sono d’accordo su questa linea. La corrente vicina a Walter Veltroni per esempio si chiede se questo sdoppiamento di ruoli non finirà per creare ancora più confusione nel partito. Con questa soluzione, potrebbero infatti sovrapporsi nel Pd due posizioni diverse e magari non coincidenti.
Quale sarà la formula che sceglierà il Pd per “progettare il suo futuro”, come indica Massimo D’Alema?