Una difesa appassionata, fattuale e con i numeri delle banche italiane, e una sottile, indiretta, soffusa critica agli istituti di credito esteri spesso aiutati dagli Stati.
Numeri e osservazioni si rintracciano nelle Considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso dell’assemblea annuale della Banca d’Italia.
“Muovendosi da condizioni di partenza solide, il sistema bancario italiano ha comunque resistito, nell’ultimo quinquennio, alla crisi finanziaria globale, all’instabilità del mercato del debito sovrano, a due profonde recessioni”, ha detto Visco.
La solidità del sistema e la sua resistenza “sono state di recente confermate dal Fondo monetario internazionale”, ha voluto sottolineare il governatore della Banca d’Italia: “In base alle prove di stress sin qui condotte dal Fondo – ha aggiunto il governatore di Palazzo Koch – nel loro insieme le nostre banche appaiono in grado di fronteggiare shock avversi grazie alla loro patrimonializzazione e alla liquidità fornita dall’Eurosistema”.
Poi c’è un confronto che suona come un elogio al sistema bancario italiano e una critica indiretta a quelli esteri, che hanno avuto bisogno del sostegno pubblico molto più degli istituti di credito italiani: “Il divario negativo di capitalizzazione dei nostri intermediari rispetto alla media europea, sceso a circa due punti percentuali, riflette in misura ampia le massicce ricapitalizzazioni bancarie effettuate con fondi pubblici in altri Paesi”.
Ecco i numeri indicati da Visco che disegnano una Italia ben più liberista di altri Stati: “Lo scorso dicembre il sostegno dello Stato alle banche ammontava all’1,8 per cento del Pil in Germania, al 4,3 in Belgio, al 5,1 nei Paesi bassi, al 5,5 in Spagna, al 40 in Irlanda. In Italia l’analoga quota è pari allo 0,3 per cento includendo gli interventi per il Monte dei Paschi di Siena”.