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Le banche del Portogallo tremano per lo spettro di Cipro

Basta giocare col fuoco. Sono i portoghesi stavolta a dire la loro. E il messaggio deve arrivare fino a Bruxelles, che spara a zero sulla periferia europea senza rendersi conto degli effetti e del panico che si può scatenare nelle Borse del Mediterraneo. Con lo spread sotto osservazione e l’ansia da asta, i banchieri di Lisbona non scherzano. I centri finanziari dell’Europa bene non lo capiscono? Il punto è forse un altro: non capirlo conviene, e parecchio.

I timori dei banchieri portoghesi

I più importanti banchieri portoghesi, si legge sul Financial Times, hanno chiesto ai leader europei di smettere di giocare col fuoco e moderare le loro istanze verso i Paesi periferici dell’Eurozona. Il rischio che si corre è quello di far scattare l’allarme tra gli investitori nel futuro. In interviste separate, i leader delle due maggiori banche del Paese, Millennium Bcp e Banco Espirito Santo, hanno dichiarato di essere preoccupati dal precedente rappresentato dal trattamento riservato a Cipro.

Le parole degli ad di Bcp e Bes

“I leader dell’eurozona devono moderare il loro linguaggio, potrebbe essere molto negativo”, ha spiegato al Financial Times Ricardo Espirito Santo Salgado, ad di Bes. Il suo omologo-rivale di Bcp, Nuno Amado, ha parlato invece di un “virus cipriota”, dicendo che “se qualcuno ha pensato ad un piano per danneggiare il mercato europeo, non si poteva inventare una soluzione migliore”.

Il precedente cipriota

I timori dei manager di Lisbona si riferiscono all’haircut sui conti correnti ciprioti inizialmente previsto anche per quelli inferiori ai 100mila euro, i depositi assicurati. Sebbene la soglia sia poi stata innalzata sopra il livello garantito, il danno ormai, a giudizio dei banchieri dell’eurozona, è stato fatto.

Il bailout portoghese

Sia la Bcp che la Bpi hanno beneficiate di un salvataggio statale sotto forma di bond convertibili a seguito del bailout portoghese nel 2011 da parte della Troika (Fmi, Ue e Bce). L’intero settore bancario è sotto pressione a causa della recessione economica che sta colpendo Lisbona, con l’aumento della disoccupazione e il peggioramento della qualità degli asset, tanto che gli analisti prevedono nuovi provvedimenti governativi.

Il nodo ricapitalizzazione

E ai problemi del settore si aggiungono quelli interni di due istituti portoghesi. Il maggiore azionista straniero di Bes è Crédit Agricole, la cui posizione patrimoniale è sotto stress e quindi difficilmente in grado di contribuire con denaro fresco alla ricapitalizzazione il gruppo portoghese. E anche la spagnola La Caixa, che detiene una quota del 46% di Bpi, è già abbastanza stretta nella morsa della crisi spagnola per poter partecipare ad aumenti di capitale a Lisbona.



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