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Un benefattore musulmano per una chiesa di Parma

Pubblichiamo un articolo del giornalista, scrittore e conduttore tv Federico Guiglia pubblicato sulla Gazzetta di Parma, quotidiano diretto da Giuliano Molossi.

Perché l’ha fatto?

“Davanti a quello che era accaduto, mi sono sentito in dovere di intervenire per riparare al danno subìto. Rubare in una chiesa, in una moschea o in una sinagoga, cioè nella casa di Dio, è un sacrilegio. Non potevo restare indifferente”.

Parla Radwan Khawatmi, imprenditore d’origine siriana e da oggi non più anonimo benefattore della chiesa di Maria Immacolata. «Un musulmano s’accolla le spese del furto della copertura in rame del fonte battesimale», aveva raccontato la Gazzetta di Parma due settimane fa. Il musulmano è lui, e in quest’intervista spiega le ragioni del gesto.

Perché esce allo scoperto?
“In realtà non volevo farlo. Ma a Parma, la mia città, la voce cominciava a girare. Certe cose non si possono nascondere. «Quando la tua mano destra dona, la sinistra non deve sapere», dice un proverbio siriano. E io sempre mi sono attenuto a questo criterio di vita: profilo basso nei gesti di carità o di generosità. Non è la prima volta che m’impegno in queste cose. Ma stavolta è diverso. Ho sentito il terremoto nei miei sentimenti. Se rompo il silenzio, è solo per cercare di dare un esempio, un piccolo esempio in un momento estremamente difficile di dialogo inter-religioso”.

Come aveva saputo del furto?
“Sono stato informato a Milano da mio figlio Alessandro per telefono. “Hanno rubato nella chiesa che ti sta tanto a cuore”, mi disse. Mia moglie e madre di Alessandro, moglie che ho perso, era cristiana. Ed era molto legata alla chiesa di Maria Immacolata”.

Quanto costerà ripagarla, la copertura in rame del fonte battesimale?
“Non esiste una cifra. Se la dessi, oltretutto, sminuirei il significato del gesto. Riparerò tutto, costi quel che costi. Voglio che il fonte battesimale torni ancora più bello di prima”.

Ma i suoi figli sono battezzati?
“Alessandro sì. Ha avuto un insegnamento sia cristiano che musulmano. Desideravo dargli la piena e consapevole possibilità di scegliere a diciott’anni”.

E che ha scelto?
“Ormai ha trentacinque anni ed è diventato non solo credente, ma anche un buon conoscitore di entrambe le religioni. Quest’unicità nel doppio insegnamento può valere per la nuova generazione dei tanti giovani musulmani in Europa”.

Ma il parroco come l’ha presa la notizia che un musulmano avrebbe ripagato il furto a danno dei cattolici?
“Quando l’ho incontrato, ho letto grande stupore negli occhi di don Francesco Riccardi. Ma ho sentito anche il suo dolce pensiero nel dirmi “grazie”. Ci siamo abbracciati”.

E dai musulmani d’Italia che giudizio s’aspetta?
“Io penso molto positivo. Ad eccezione dei fanatici, che avranno da ridire. Ma è l’ultima cosa che mi turba”.

Può essere un gesto dalla valenza universale o resterà inevitabilmente confinato a Parma?
“Io penso che le grandi cose spesso nascano nelle piccole città. La provincia italiana è ricca di insegnamenti in ogni campo. Da Parma può partire una nuova riflessione sulla bellezza del dialogo inter-religioso iniziato da molto tempo. Un importante giornale arabo, per dire, si sta occupando della vicenda”.

Catto-islamismo: sorprendente novità o pia illusione?
“Io credo che sarà il nostro destino, il destino di tanti musulmani in Europa, pare venticinque milioni. L’Islam è un tema di enorme attualità, i matrimoni misti si moltiplicano. Non possono essere i fanatici a disegnare il nostro futuro”.

Ma lei uno come Papa Francesco lo sente vicino o lontano?
“Molto vicino. Ci siamo commossi il giorno della sua elezione. In una delle sue prime omelie ha voluto sottolineare il ruolo dell’Islam e della nostra fede”.

Che cosa la lega a Parma, e da quanto tempo?
“Parma è la città dove sono nati i miei figli, anche il secondo e piccolo François, appena tre anni. Qui sono cresciuto dopo essere arrivato dalla Siria a diciassette anni, e oggi ne ho sessanta! A Parma devo l’inizio della mia attività e i miei successi in campo anche sociale e politico. Otto anni fa qui si svolgeva il primo congresso del movimento dei Nuovi italiani, che presiedo, per favorire l’integrazione e difendere i diritti di tutti gli stranieri. Il cosiddetto ius soli non da sostituire ma da affiancare allo ius sanguinis, e il diritto al voto amministrativo. Proposte che oggi sono in primo piano”.

Quanto le manca la Siria martoriata?
“È una ferita aperta e profonda. Il mondo sarebbe dovuto intervenire per salvare dal massacro la popolazione civile: centomila morti a oggi! Stiamo ancora aspettando”.

La cosa più bella di Parma per un siriano-italiano?
“La sua gente. E poi Verdi e il teatro Regio, di cui sono molto appassionato”.

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