“Strano Paese, il nostro. Berlusconi tiene in piedi Letta come due infermi che si sorreggono reciprocamente”. Il cinguettio mattutino dello storico Ennio Di Nolfo chiarisce gli interrogativi di chi, dopo la sentenza di condanna di Silvio Berlusconi, ieri sera avrà pensato: ecco, ora il Cavaliere rovescerà il tavolo delle larghe intese, destabilizzerà il governo Letta e chiederà magari il ricorso anticipato alle urne aizzando il popolo pidiellino contro i magistrati.
E invece, a parte qualche irosa reazione di un paio di ultrà berlusconiani come Daniela Santanchè e Augusto Minzolini, parole offensive o tonitruanti dal quartier generale del Pdl non sono arrivate. Magari arriveranno, e infatti per sabato prossimo è stata convocata una manifestazione del Pdl a Brescia, ma la sostanza è un’altra: Berlusconi non ha alcun interesse a sfasciare la maggioranza tripartita.
Il leader del Pdl infatti non ha interesse a dismettere i panni del pacificatore e del fautore delle convergenze con il Pd. La veste dell’uomo politico alla guida di un partito emblema della tenuta e della stabilità del sistema, più ancora di un Pd sbrindellato, è un capitale istituzionale che vale più di una maschera politica arrembante che pure Berlusconi sa inscenare.
Con un presidente della Repubblica come Giorgio Napolitano (e non come Rodotà o Prodi), con un premier come Enrico Letta, con una coalizione tripartita di cui ha fatto da mallevadore e con un presidente della Cassazione appena eletto che pure i quotidiani vicini al centrodestra dipingono come non ostile, sarebbe folle aspettarsi un Berlusconi “sovversivo”.