Caro direttore,
quello appena trascorso è stato un fine settimana caratterizzato da molti eventi che hanno riguardato lo scenario politico italiano, i maggiori partiti e la compagine di governo. Tra questi, si è svolto a Bologna il congresso nazionale di Fare che ha visto l’elezione di Michele Bordin alla guida del movimento. Ho già avuto modo di inviare gli auguri di buon lavoro al neo presidente, ai quali desidero aggiungere tre considerazioni tre, non consigli, ma personalissime opinioni che auspico possano essere considerate quali spunti di riflessione da parte di Boldrin.
La prima riguarda la genesi e gli errori commessi da Fare prima e dopo le elezioni dello scorso febbraio. Innegabile che siano stati molti, alcuni persino ingenui frutto anche dello scarso tempo a disposizione. Per citare quello a mio avviso più eclatante, un eccesso di elitarismo intellettuale che magari funziona bene sulle pagine dei giornali e nei ristretti circoli accademici, ma che fatica a raggiungere il cuore e la pancia della gente. Il risultato si appalesa poi nell’esito dell’urna e svilisce nei fatti i buoni propositi e l’eccellenza dei contenuti.
Ora che la serenità sembra essere tornata in Fare, si abbandoni quel “puzzo” ortodosso da depositari esclusivi della verità e delle assolute soluzioni, aprendosi così ad un modello di dialogo costruttivo ed inclusivo con altri. In particolare, mi auguro riprenda quel percorso iniziale con Italia Futura che, giorno dopo giorno, si ritrova ad essere un corpo estraneo in quella maionese di anime e sensibilità contrapposte che è Scelta Civica, pagandone le conseguenze in ruoli di secondo piano e conseguenti mugugni e disaffezione degli iscritti.
La seconda riguarda l’attuale situazione dello scenario politico. Sarebbe ipocrita negare che la nascita di alcuni nuovi movimenti liberali e riformatori che si sono poi presentati alle elezioni scaturiva principalmente da un presupposto: la scommessa rivelatasi poi perdente sullo sfaldamento del partito di Berlusconi.
In campagna elettorale, anche l’ottimo Oscar Giannino ha commesso l’errore di attaccare il Cavaliere. Spesso nei dibattiti e confronti televisivi è caduto nella svista di dedicare la maggior parte del tempo a disposizione dei suoi interventi ad accentuare le critiche piuttosto che a chiarire il proprio messaggio.
Oggi, al contrario di quelle ipotesi pre elettorali, la situazione vede un Pdl rafforzato nei consensi, un Pd con grandi, enormi problemi di identità ed un Grillo con qualche difficoltà, probabilmente impreparato a gestire un risultato elettorale che, in cuor suo, non credo desiderasse così consistente.
Ebbene, se l’unico a sorridere in questa situazione è proprio Berlusconi, a prescindere dalle sue personali vicende con la giustizia, è pur vero che per ragioni anagrafiche, il leader del Pdl dovrà comunque preoccuparsi della successione e, nel contempo esaudire il suo desiderio di occuparsi di altro. L’occasione è quindi propizia per un confronto aperto e non conflittuale che possa portare a raccogliere le istanze di quell’elettorato rappresentato dal ceto medio e dalle piccole medie imprese sempre più in difficoltà.
Infine, brevemente, la terza riguarda l’atteggiamento da assumere. Fare ed il suo presidente imparino a sorridere trasmettendo positività all’enorme prateria di voti disponibile: si cancelli quel “Fermare il declino” dal nome del nuovo movimento politico. Nulla sarà più come prima delle elezioni di febbraio e gli italiani hanno bisogno di vedere uno spiraglio, una possibilità di salvezza: ottenere il loro consenso sarà certamente più facile con il sorriso sulle labbra e non con una noiosa lezione accademica.