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Bray, il programma liberale del ministro dei Beni culturali

La tutela, lo sviluppo e la diffusione dei beni e delle attività della cultura si collocano al centro degli obiettivi di crescita civile, sociale ed economica del nostro Paese. Ne è convinto il ministro per i Beni culturali Massimo Bray, secondo cui bisogna puntare su una fiscalità di vantaggio per il settore, sull’assegnazione al ministero dei proventi derivanti direttamente dagli introiti dei musei e degli altri luoghi della cultura e sulla valorizzazione del patrimonio culturale italiano attraverso il potenziamento del sistema informativo.

La fiscalità di vantaggio per i beni e le attività culturali

Come ha spiegato Bray illustrando le linee programmatiche tre sono le ragioni e, nel contempo, le linee di indirizzo della scelta di rilanciare una fiscalità di vantaggio per i beni e le attività culturali: favorire un partenariato pubblico-privato, anche istituzionalizzato in fondazioni, più dinamico e vitale; assegnare una maggiore considerazione, nell’ambito della prossima riforma del regime fiscale degli immobili, della assoluta particolarità della posizione delle dimore storiche, in modo da aiutare i privati proprietari di beni culturali immobili a tenere in piedi questi beni e a garantire la minima manutenzione necessaria per loro conservazione; sostenere il mecenatismo e le sponsorizzazioni, per aiutare lo Stato e gli enti pubblici a fare manutenzione programmata e restauri, da Pompei alla prevenzione del rischio sismico, fino al recupero e restauro di importanti monumenti che rischiano di crollare.

Iva, deduzioni fiscali, Imu

In questa prospettiva, secondo il ministro, occorre introdurre misure forti e chiare: l’Iva agevolata per il restauro di beni culturali; la riforma del regime delle detrazioni e deduzioni fiscali dall’imposta sui redditi, pensando magari al modello francese, che prevede la ben più incisiva misura della detraibilità del 60% dall’imposta dovuta dei versamenti effettuati dalle imprese in favore di opere o di organismi operanti nel campo della cultura; la riforma del regime Imu (ovviamente nel contesto generale della revisione del sistema impositivo sulla casa) per gli immobili sottoposti a vincolo storico e artistico, come forma di alleggerimento fiscale a vantaggio dei proprietari di immobili vincolati a fronte degli oneri legati al vincolo e delle connesse responsabilità per la conservazione imposte dalla legge di tutela.

I proventi dei biglietti di musei e luoghi di cultura

Per il ministro è poi assolutamente prioritario un intervento normativo finalizzato a modificare le disposizioni normative attualmente in vigore in virtù delle quali gli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso dei musei, dalla concessione dei servizi al pubblico (libreria, caffetteria, audioguide e simili) e dai canoni dovuti per la riproduzione dei beni culturali statali vengono introitati al bilancio dello Stato e riassegnati, ma solo in minima parte, al Ministero per i beni e le attività culturali. “Se è già colpevole che il nostro Paese finanzi in misura nettamente insufficiente la cultura, è addirittura intollerabile che vengano sottratti al Ministero i proventi derivanti direttamente dagli introiti dei musei e degli altri luoghi della cultura. La ricchezza prodotta dalla cultura, in questo modo, viene sottratta proprio ai soggetti che la hanno generata”, ha spiegato al Parlamento.

La valorizzazione attraverso il potenziamento del sistema infomativo

In questi anni il Ministero si è concentrato sull’obiettivo di una sempre più ampia conoscenza del patrimonio architettonico attraverso un’intensa attività diretta all’incremento dei provvedimenti di verifica dell’interesse storico artistico dei beni pubblici e una sempre più incisiva azione di catalogazione. Occorre continuare questa attività, secondo Bray, implementando le funzionalità del sistema informativo in modo da assicurarne l’accesso a tutti gli operatori e favorire con la conoscenza preventiva condotte da parte dei soggetti proprietari.


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