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Brunetta, Boldrini e la giustizia partigiana

L’offensiva del centrodestra contro il presidente della Camera, Laura Boldrini, partita non solo in tv dal direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, e oggi giunta alla Camera. L’esponente di Sel che il centrosinistra ha eletto a Montecitorio, non difendendo neppure oggi in Aula i deputati donna del Pdl che ha subìto contumelie nel corso della manifestazione del Pdl a Brescia sabato scorso, ha ricevuto le rimostranze esagitate del capogruppo pdl alla Camera, Renato Brunetta.

Non è escluso che il partito berlusconiano voglia, come suol dirsi, menare il can per l’aia, per distrarre l’attenzione mediatica dagli effetti della richiesta di condanna di Silvio Berlusconi avanzata da Ilda Boccassini. E le critiche alla Boldrini possono sembrare eccessive quanto meno nei toni, fermo restando che la sostanza sia appropriata, visto che il presidente della Camera nella intervista a Repubblica con Concita De Gregorio è apparsa più attenta alla propria immagine vilipesa sui social media che a considerazioni più di carattere generale pur presenti nella conversazione con il quotidiano diretto da Ezio Mauro; e con la mancata condanna dei fatti di Brescia Boldrini ha acuito nel Pdl una sensazione di insufficiente equilibrio fra le parti.

Ciò detto, l’accaduto dimostra ancora una volta i nefasti effetti di una politica che tende a piegare l’esercizio della giustizia a meri scopi polemici e partitici.

Morale: i presidenti delle Camere siano sempre super partes e i parlamentari si sforzino di essere meno partigiani in periodi come l’attuale in cui crisi economica e tensioni sociali indurrebbero a ben altri comportamenti e a ben altri toni dialettici.


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