Corriere della Sera e Messaggero hanno svelato la vera questione politica rimasta nello sfondo con le nomine di ministri e sottosegretari. Parliamo della governance della sicurezza italiana.
Con la morte del compianto Antonio Manganelli, il vertice della Polizia di Stato è rimasto in attesa di una scelta che da sempre rappresenta uno snodo fondamentale nell’equilibrio istituzionale italiano.
Questo governo è a evidente trazione bipartitica Pd-Pdl e i suoi esponenti principali sono Enrico Letta, premier, e Angelino Alfano, vicepremier e ministro dell’interno. Sono loro due, i delfini, a dover prendere la delicata decisione.
Il presidente del Consiglio ha una preferenza per il prefetto Gabrielli. L’attuale capo della Protezione Civile è sempre risultato politicamente vicino all’ala moderata del Pd e fu proprio Enrico Letta a volerlo ai tempi del governo Prodi alla guida dell’Aisi, il servizio segreto interno. La nomina, già allora, fece molto discutere sia per il profilo politico che, soprattutto, per la giovane età del super poliziotto. Quella che allora sembrava un minus, oggi – in tempi di rinnovamento generazionale – potrebbe essere un plus. Resta il tema politico. E il ministro Pdl, Alfano, potrebbe fare da scudo all’idea di Gabrielli numero uno della Polizia.
Il centrodestra punterebbe all’attuale prefetto di Roma, Pecoraro, nome rimasto coperto nelle cronache dei giornalisti Massimo Martinelli e Fiorenza Sarzanini. In alternativa, potrebbe essere calato l’asse di Pansa, attuale capo del Dipartimento degli affari territoriali al Viminale e già prefetto di Napoli e in questo ruolo molto apprezzato anche dal presidente della Repubblica.
Riserve istituzionali restano Marangoni, vicario con Manganelli, e – nome autorevolissimo, volutamente non buttato nella mischia dai giornali – l’attuale capo di gabinetto del ministero, Procaccini.
I tempi stringono: la festa della Polizia è fra poco più di dieci giorni e non c’è mai stata una festa senza un Capo pienamente legittimato nella sua funzione. La settimana prossima dovrebbe chiudersi questa partita e si vedrà se avrà vinto Letta (Gabrielli) o Alfano (Pecoraro) o se sarà stato raggiunto un compromesso (Pansa o Marangoni).
Quello che, stando ai rumors, apparirebbe chiaro è che Gabrielli non ha voglia di restare alla Protezione Civile e che vuole giocare il jolly dell’amico a Palazzo Chigi. Se non riuscisse a conquistare la poltrona che fu di Parisi e di De Gennaro, potrebbe andare ad occupare il ruolo di Autorità delegata ai servizi segreti che è stato con Monti proprio dello storico uomo simbolo della Polizia italiana. In alternativa, ancora, Gabrielli potrebbe avere un ruolo più operativo sempre nel mondo dell’intelligence guidando il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Sempre che l’attuale titolare, l’ambasciatore Massolo, lasci per un nuovo incarico come la presidenza di Finmeccanica (ipotesi per la verità sempre, sin qui, smentita).
Il rebus è di difficile soluzione e la delicatezza delle posizioni in ballo è tale da richiedere la massima prudenza ed il massimo dello scrupolo. Pur nella complessità, va riconosciuto – in positivo, per una volta – che la qualità delle persone coinvolte nel risiko delle poltrone è da tale da non temere per la sicurezza del Paese.
Piuttosto i rischi possono annidarsi in tempi lunghi e in pratiche di lottizzazione che privilegiando le etichette politiche sminuiscano la storia e la tradizione che il nostro Paese ha saputo, anche recentemente, esprimere.