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Caselli, ostinato, non “molla” Giulio neppure post-mortem….

Gian Carlo Caselli non ha  inviato un gesto di pace al suo Grande Inquisito. Ed è riuscito a strappare un sorriso a San Pietro che, accogliendo Andreotti, sulla soglia del Paradiso, gli ha annunciato : C’è già un plico giudiziario per te, proveniente da Torino.   E dire che, con perfetto sincronismo, Giulio aveva scelto di tirar le cuoia, una volta certo che Caselli non potesse farsi una ragione dell’ascesa dell’odiato ex collega, Pietro Grasso, alla Presidenza del Senato…. Gli attacchi postumi di Caselli e del figlio di dalla Chiesa sono sgradevoli, ma Andreotti ha già confidato al suo storico collaboratore,  Franco Evangelisti, che se li aspettava, da quanti, in vita, han fatto di tutto per “mascariarlo” come”statista al bacio” di Riina. E non hanno mai tentato di capire le ragioni, politiche e storiche, della cinquantennale presenza del politico, romano e romanista, nella stanza dei bottoni, di nenniana memoria. Come, invece, tra gli altri, fece Indro Montanelli, che vergò inimitabili articoli sull’incarnazione del potere democristiano, oggi tramandato ai Franceschini e ai Gianni ed Enrico Letta, legati a Giulio da un legame, mai travolto dalle tante bufere politiche. Come ha sottolineato Sergio Romano, Andreotti fu un Talleyrand misterioso, cinico ma bonario. E un altro giornalista, che lo stimava, fu Mario Melloni, deputato della DC prima di passare nel Pci e scrivere formidabili corsivi sull'”Unità”, che siglava “Fortebraccio”, non attaccando, tuttavia, mai l’allievo preferito di de Gasperi. E credo che il 7 volte primo ministro, ossequiato da Enrico Letta come “protagonista, per oltre 60 anni nazionali, della democrazia”, avrebbe sorriso della vignetta di Vincino, disegnata per ridicolizzare la capziosa polemica sulla presunta “contiguità ” di Andreotti con la mafia, prima del 1980. “Andreotti è morto fino al 1987. Il resto è prescritto …”. Un altro sorriso glielo avrebbe strappato la tutt’altro che coraggiosa, ma conformista, decisione di Paolo Ruffini,  figlio del ministro doroteo Attilio e nipote dell’ex Cardinale di Palermo, di trasmettere, stasera, su “la 7”, il film di Sorrentino, ferocemente anti-Andreotti, “Il Divo “. ” Ah Frà – avrà commentato, in Paradiso, con Evangelisti Giulio- ‘sti democristiani nun cambiano mai e te pugnalano pure post-mortem”… Pietro Mancini


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