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Papa Francesco e le suore ribelli

Poco meno di 750.000. E’ questo, secondo l’Annuario statistico della Chiesa Cattolica (dati 2010), il numero delle suore nel mondo. Un numero che va diminuendo progressivamente tanto che, sempre secondo le statistiche, nel giro di dieci anni le suore nel mondo sono diminuite di quasi il 10%. Suore alle quali qualche giorno fa si è rivolto Papa Francesco, invitandole ad essere “madri e non zitelle”. E tra queste suore accorse in Vaticano per partecipare all’incontro col nuovo pontefice vi erano anche rappresentanti di quel mondo cattolico femminile americano che in questi anni ha dato tanti problemi a Benedetto XVI. Si tratta, infatti, della Leadership Conference of Women Religious (LCWR), con sede in Maryland ed alla quale appartengono circa 1500 donne cattoliche. Chi sono, veramente, le suore appartenenti alla LCWR? Quali sono i motivi di contrasto con la Santa Sede? E; soprattutto, come si comporterà Papa Francesco?

Chi sono le suore americane “poco ortodosse”
La Leadership Conference of Women Religious è un’organizzazione statunitense che conta, secondo le ultime statistiche, poco più di 1500 membri, che rappresentano circa l’80% delle 59.000 religiose cattoliche negli Stati Uniti. Una recente ricerca dell’università americana dei gesuiti, la Georgetown University, ha rilevato come molte delle congregazioni di suore legate alla LCWR siano destinate presto a scomparire. I dati, infatti, parlano chiaro: l’età media delle suore della LCWR è di 74 anni e solo il 9% degli ordini della LCWR può vantare almeno 5 novizie in formazione. Ma dove è riunito il restante 20% delle suore americane? Accanto alla LCWR esiste, infatti, il Council of Major Superiors of Women Religious, nato parecchi decenni fa proprio perché il LCWR era considerato su posizioni troppo divergenti dal magistero e dalla dottrina.

L’accusa di “femminismo radicale”
E’ da parecchi anni, oramai, che la Santa Sede tiene sotto controllo le suore americane. E’, in particolare, da quel 2008, anno in cui la Santa Sede decise di condurre una “visita apostolica” al fine di esaminare la vita nelle comunità religiose delle suore statunitensi. Ben presto, però, l’attenzione dei “visitatori”, ed in particolare dell’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, William Joseph Levada, si concentrò proprio sulle religiose appartenenti alla LCWR. E i risultati pubblicati nell’aprile 2012 hanno descritto una situazione a dir poco preoccupante secondo i vertici della Chiesa di Roma. Basta infatti leggere alcune righe della relazione fatta dagli “investigatori” per rendersi conto di quanto serio sia il problema, dal momento che le idee di queste suore vengono definite come “temi da femministe radicali incompatibili con la dottrina cattolica”.

Cosa pensano le suore americane
Ma cosa pensano le suore americane tanto da mettere in allarme la Santa Sede? Alle religiose, innanzitutto, vengono imputati “seri problemi dottrinali”, che rischierebbero di “distorcere la fede in Gesù e nel suo Padre”. Le suore statunitense, però, sono anche state accusate di essersi allontanate dall’insegnamento della Chiesa in tema di omosessualità e sul sacerdozio, mettendo in dubbio addirittura che quest’ultimo debba essere riservato ai soli maschi. Idee che hanno quindi portato a parlare di vere e proprie “teorie femministe”. Ma, soprattutto, alle religiose viene imputato l’aver fatto dichiarazioni pubbliche che “sfidano i vescovi, autentici maestri della Chiesa, della fede e della morale”. Probabile che ci si riferisca alla riforma sanitaria del presidente americano Obama alla quale i vescovi statunitensi si opposero fortemente. Non così, invece, fecero le suore appartenenti alla LCWR, che firmarono una dichiarazione con la quale sostenevano la riforma dando così al presidente una “copertura” politica molto importante.

La reazione delle suore e la difesa dei gesuiti (americani)
Dinanzi alle accuse della Santa Sede le suore reagirono in maniera decisa. “Siamo state ritenute responsabili per altri individui e per aree che sono al di là della nostra autorità” ha affermato suor Florence Deacon, presidentessa della LCWR. Ed una difesa, forse insperata, è arrivata dai gesuiti americani, noti per essere su posizioni abbastanza progressiste se confrontati con i propri confratelli in giro per il mondo. Insomma, anche i gesuiti americani hanno spesso dato qualche “preoccupazione” oltretevere. Padre James Martin, uno dei religiosi più influenti e popolari in America, ha difeso le suore messe sotto accusa dalla Santa Sede. Con parole molto chiare: “Per me le suore cattoliche sono figure eroiche. Credo che questo sia il momento opportuno per pronunciare un parola a sostegno delle religiose cattoliche e per far conoscere i tanti modi nascosti in cui queste donne servono generosamente Dio”.

Presunti contrasti tra dicasteri vaticani
Il problema delle suore statunitensi è improvvisamente riapparso all’attenzione della Santa Sede. E’ stato infatti un comunicato stampa dell’ex Sant’Uffizio a riaccendere i riflettori sul problema. Il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Gerhard Muller, dopo aver elogiato il lavoro svolto dalle religiose statunitensi, ha però confermato la volontà di papa Francesco di proseguire sulla linea del suo predecessore, ovvero sulla linea di una totale riforma della LCWR, ponendo così fine a quella “luna di miele” che sembrava caratterizzare i rapporti tra papa Francesco ed i cattolici americani progressisti. Proprio qualche giorno fa, però, sono arrivate le parole del prefetto della Congregazione per la vita consacrata, Braz de Aviz, il quale ha spiegato come sia possibile “ritornare ad un dialogo che non è stato fatto prima”. Parole, quelle del porporato brasiliano, che sono state interpretate da alcuni come una smentita dell’atteggiamento piuttosto rigoroso sostenuto dal prefetto Muller. Da qui, quindi, il comunicato della Sala Stampa della Santa Sede per precisare che i due dicasteri vaticani “lavorano insieme strettamente secondo le loro specifiche responsabilità”.

Cosa farà papa Francesco?
Che papa Benedetto XVI, già prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, tenesse un atteggiamento piuttosto rigido nei confronti delle suore americane c’era da aspettarselo. Ed è proprio per questo che l’elezione del cardinale Bergoglio al soglio di Pietro è stata accolta con una certa speranza dalle suore statunitensi: “preghiamo che l’elezione di Papa Francesco segni una nuova relazione tra le suore e la gerarchia vaticana” ha affermato suor Deacon. Una speranza, quest’ultima, frutto però del fraintendimento che ha accompagnato la figura del cardinale Bergoglio sin dal giorno della sua elezione. Ovvero quello di un prelato progressista, di sinistra, aperto alle “novità”. Papa Francesco, al contrario, pur essendo il sostenitore di una Chiesa di “strada”, è piuttosto rigido in tema di dottrina, aborto ed omosessualità. Ed è proprio per questo che continuerà lungo la strada intrapresa dal suo predecessore.

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