Bruxelles grazia l’Italia, ma tesoretti non ce ne sono, e Palazzo Chigi l’ha chiarito. Il governo Letta dovrà ora darsi da fare per negoziare a Bruxelles e mettere sul tavolo proposte per la crescita convincenti. Il resto del lavoro dovremo farlo a casa, portando avanti delle riforme che stimolino la ripresa e rimodulino la spesa pubblica.
Le larghe intese aiuteranno, se ne dice sicuro, in una conversazione con Formiche.net, Paolo Guerrieri, docente di economia alla Università La Sapienza di Roma e senatore del Pd. Troppo presto per parlare di scarsa azione da parte del governo. Prima di tutto bisogna riflettere, per poi decidere e fare bene.
Le negoziazioni a Bruxelles
La Commissione europea oggi ha ufficializzato la fine della procedura di infrazione a carico dell’Italia per deficit eccessivo. Quali sono le prossime mosse del governo, che dovrà tenere conto delle raccomandazioni di Bruxelles? “E’ stato chiarito che non si tratta di risorse disponibili nell’immediato – spiega Guerrieri – Si tratta di un’opportunità se sapremo negoziare a Bruxelles e se metteremo sul tavolo delle proposte in grado di convincere la Commissione e gli altri Stati membri che gli investimenti che vogliamo fare e le spese per la crescita sono fondati e possono essere considerati in modo diverso dalle spese correnti. A quel punto potremmo godere di spazi di manovra che altrimenti non avremmo”.
La golden rule
Secondo Guerrieri “il negoziato europeo di giugno dovrebbe interessare margini più ampi di flessibilità per le regole di bilancio dei singoli Paesi in tema di investimenti produttivi e spese in grado di generare crescita. E si dovrà chiarire a quali tipi di spese potrà essere applicata una valutazione speciale ai fini dell’equilibrio strutturale dei bilanci, applicando quindi una sorta di golden rule. Nell’ipotesi più limitata saranno considerati solo gli investimenti domestici per il cofinanziamento dei progetti comunitari, ma esistono degli spazi aggiuntivi importanti per ampliare la gamma delle spese per la crescita da considerare in modo speciale. Starà a noi dimostrare che gli investimenti verranno effettuati, che daranno ritorni e che manterremo comunque un atteggiamento di rigore nella gestione dei conti pubblici. E’ necessario soprattutto non dare l’impressione che siamo già pronti a spendere quello che nella realtà non c’è”, osserva.
Le cifre in ballo
La trattativa potrà riguardare anche gli spazi di manovra che potrebbero aprirsi sul deficit pubblico nel 2014, sfruttando i margini esistenti fino alla soglia del 3%. Il totale? Secondo l’economista e senatore del Pd si potrebbero negoziare con le autorità comunitarie circa 8-9 miliardi di euro per interventi strutturali per la crescita e l’occupazione.
La necessità delle riforme
“Certo – evidenzia – le risorse che potremmo negoziare con Bruxelles comunque non basterebbero per rilanciare la crescita in Italia, in queste condizioni. Sarebbero importanti, ma non sufficienti per reimpostare un sentiero della crescita stabile. Bisogna quindi accompagnarle con delle misure che dovremo finanziare al nostro interno, anche attraverso riforme, come le liberalizzazioni, per sprigionare risorse in settori oggi soffocati dalle rendite”.
La spending review
Ma il grande appuntamento “sarà ricomporre la spesa pubblica perché spendiamo forse troppo ma sicuramente male, dal momento che il nostro bilancio in larga parte è composto da spesa corrente e di bassa qualità. Dovremmo saper finanziare una serie di piani di spese per la crescita con una ricomposizione della spesa pubblica, attuando quindi una spending review fatta non di tagli lineari, come quella del governo Monti, ma riforme che siano in grado di decidere le nostre priorità. Tutto ciò deve comportare una riorganizzazione dei servizi che si offrono, altrimenti l’operazione risulterà essere ancora un mero taglio. Questo è l’appuntamento chiave per una politica riformista in Italia”.
La forza del governo Letta
Ma si tratta di opportunità reali per il governo Letta, o le larghe intese rischiano di essere il primo ostacolo alla sua operatività? “Sia Pd che Pdl hanno accettato questa alleanza per molti versi eccezionale è per spirito di servizio al Paese e come un’occasione unica per varare provvedimenti che né l’uno né l’altro hanno fatto e farebbero da soli. Gli spazi ci sono, si tratta di vedere se verranno colti”. Del resto, secondo Guerrieri, sono per ora ingenerose le accuse di scarsa azione rivolte al Governo. E’ meglio riflettere bene prima di fare. A breve si presenteranno una serie di appuntamenti importanti che andranno onorati. A quel punto, bisognerà decidere e fare. E non solo. Fare bene”.