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Biodiversità a rischio: distrutto il 60% del pianeta

Il Pianeta ha degradato, distruggendoli, il 60% dei suoi habitat naturali nel corso degli ultimi 50 anni. Lasciando pesanti ripercussioni socio-economiche, pari a circa 50 miliardi di euro all’anno in termini di costi per i servizi eco-sistemici andati persi. Il ‘bollino’ rosso è di Legambiente che presenta il “Rapporto biodiversità a rischio”, dedicato alle specie e agli habitat in pericolo in Italia e nel mondo, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità che si celebra oggi 22 maggio.

La fotografia alla natura scattata dal rapporto di Legambiente – che contiene anche approfondimenti sulle zone umide e la biodiversità in Abruzzo – mette in risalto come a livello mondiale ”la perdita di biodiversità avanza con tassi che incidono da 100 a 1000 volte più del normale”. E come ”l’Italia sia uno dei più importanti hot spot di biodiversità in Europa”: ospita circa 67.500 specie di piante e animali, circa il 43% di quelle descritte in Europa e il 4% di quelle del Pianeta. Ma ”il ricco patrimonio naturale dell’Italia è a rischio”; il maggior numero di animali e piante minacciate in Ue, circa ”il 35%”, si trova infatti nell’area mediterranea, in particolare in Italia.

Secondo il rapporto in Italia sono presenti ”130 habitat” naturali. La fauna, con 57.468 specie, rappresenta più di un terzo dell’intera fauna europea. Inoltre, sono state censite 6.711 piante vascolari. Abbiamo poi una delle più ricche flore europee di muschi e licheni. Poi, in base ai dati della Lista rossa nazionale delle specie minacciate, elaborata dal Comitato italiano dell’Iucn (International union for conservation of nature), delle 672 specie di vertebrati valutate (576 terrestri e 96 marine) 6 sono estinte in tempi recenti. Le specie minacciate di estinzione sono 161 in totale (138 terrestri e 23 marine), pari al 28% delle specie valutate. Nel complesso le popolazioni di vertebrati italiani, soprattutto in ambiente marino, sono in declino. Il 50% circa delle specie di vertebrati italiani non è invece a rischio di estinzione imminente. Per quanto riguarda i dati emersi dalla Lista Rossa parziale della flora d’Italia, invece, emerge che due specie endemiche sono completamente estinte a livello globale, mente altre sopravvivono solo ex situ nelle collezioni di giardini botanici.

‘’Frenare la perdita di biodiversità – spiega Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente – è una delle sfide più grandi da affrontare attraverso l’adozione di misure concrete. E’ necessario aumentare la percentuale di superficie delle aree protette e investire per conservare il grande patrimonio naturale – osserva Nicoletti – rilanciando così anche l’economia del Paese’’. Eppure, nonostante tutto, ci sono anche buone notizie per l’Italia, come il ritorno nei nostri mari della Foca Monaca, alle isole Egadi (una vera e propria cartina di tornasole della qualità dell’acqua) e l’avvistamento della lince nell’Appennino (che si credeva estinta su buona parte del territorio).

Tra i principali fattori di perdita di biodiversità ci sono i cambiamenti climatici, l’introduzione di specie aliene, il sovra-sfruttamento e l’uso non sostenibile delle risorse naturali, le fonti inquinanti e la perdita degli habitat. Maggiormente esposti agli effetti di perdita di biodiversità sono le popolazioni che dipendono direttamente dai beni e dai servizi offerti dagli ecosistemi. Ed è così che per esempio la deforestazione mette a rischio 1,5 miliardi di persone che vivono grazie ai prodotti e ai servizi di questi grandi ‘polmoni’ verdi, che proteggono e custodiscono anche l’80% della biodiversità terrestre. I costi economici della perdita dei servizi eco-sistemici viene stimata in 50 miliardi di euro all’anno. Perdite che, accumulate, al 2050 potrebbero arrivare al 7% del Pil.



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