Il massacro di Fabiana, bruciata viva a 15 anni per gelosia dallo spietato ex fidanzato, e l’assassinio del calciatore del Cosenza, Bergamini, ucciso per punirlo per aver lasciato una donna, danno un’immagine lugubre della vecchia e cupa Calabria. Pregiudizi, incultura, odii, vendette, obbedienza ad antiquate leggi e a comportamenti tribali, imposti dai capi dei clan familiari.
Da questa zavorra, se intende progredire, anche sul piano economico e sociale, la regione deve riuscire a liberarsi.
Se la politica latita, svolgano un ruolo importante le Università, le scuole, i mass media, la Chiesa.
E l’amministrazione della Provincia di Cosenza sostenga, concretamente, gli angosciati familiari dei genitori di Fabiana, costituendosi parte civile in un processo, auspicabilmente rapido e severo, e non inficiato dal buonismo di maniera, al giovane killer della ragazza calabrese, che merita l’ergastolo.