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Ferrara sbaglia. Non tutti i siciliani legati alla “essenza mafiosa”

 

“Don Renatino Schifani è una mente “.

Scusa, Giulianone Ferrara, questo giudizio, espresso da Totò Riina sull’allora Presidente “Don Renatino Schifani è una mente “.

Scusa, Giulianone Ferrara, questo giudizio, espresso da Totò Riina sull’allora Presidente del Senato, è da considerare tutt’altro che lusinghiero per il destinatario, come pensano i magistrati della Procura di Palermo, o si tratta di un pensiero, legittimo, quasi scontato e compatibile con la “mafiosità”, che, a tuo giudizio,  è l’essenza della Sicilia ?
Il dibattito e le analisi sociologiche sulla mafia sono legittime e gli insulti ai commentatori vanno condannati. Ma occorre fare attenzione a non buttare il bambino, cioè tutti i siciliani, con l’acqua sporca, cioè la mafia. Non tutta l’Isola è mafiosa. E tanti siciliani si sono ribellati, e si ribellano, ai clan e cercano di contrastare le infiltrazioni mafiose nei partiti. La cultura, i media, le scuole, le istituzioni  marchio di vergogna e far sì che non venga esteso anche ai cittadini onesti e ai politici corretti.
Ferrara sostiene che anche Falcone, se non fosse stato ucciso dai corleonesi, avrebbe condiviso le sue parole. Ma Falcone e Borsellino combatterono aspramente non solo i  killer e i boss delle cosche, ma anche le collusioni dei politici, gli intrallazzi negli enti locali, la diffusa mentalità  me omertosa delle loro terra.
Se si accetta l’equazione mafia uguale Sicilia e ‘ ndrangheta uguale Calabria, si incoraggiano quanti, in Parlamento e fuori, intendono abbandonare all’isolamento quelle regioni. Non solo i dirigenti anti-meridionalisti della Lega-Nord.
E, invece, occorre incoraggiare quanti, in primis i giovani, pur se cresciuti in famiglie, dove comandavano i boss  di Cosa Nostra e delle ‘ndrine, hanno avuto il coraggio di rompere con le tradizioni di omertà, di silenzio, di obbedienza al capo-famiglia.
Se i figli di Riina hanno seguito le orme di prepotenza e di sangue, tracciate da zu Totò, in Calabria, Lea Garofalo ha denunciato i capi della spietata ‘ ndrina di Cutro, tra cui il marito, che si è vendicato, uccidendola.
Sì, dunque, alle analisi serie, no ai luoghi comuni, alle vecchie e retoriche cartoline, che non modificano i vecchi equilibri, nelle famiglie e nella società. E  giovano alla conservazione del potere da parte degli eterni
Gattopardi della politica, in Sicilia e nel Mezzogiorno.
Pietro Mancini

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