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Il Giappone ripaga gli sforzi del premier Abe

La faccia gialla sarà quella dei leader del mondo che hanno criticato finora l’aggressività delle politiche monetarie decise dal Giappone nell’ultimo periodo, e che ora restano a guardare da lontano i primi segnali di ripresa di Tokyo. E chi gridava allo “scandalo” di una manovra economica fatta in un Paese dal debito pubblico molto elevato, oggi avrà forse meno voce in gola.

I numeri del Giappone

Il Giappone torna a crescere con il ritmo più alto tra i Paesi del G7 grazie a una solida crescita dei consumi e delle esportazioni: un chiaro indizio che le politiche espansive del premier Shinzo Abe stanno registrando risultati rapidi e tangibili. Nel primo trimestre il paese del Sol Levante ha registrato un incremento del Pil dello 0,9% rispetto al periodo precedente e del 3,5% rispetto ai primi tre mesi del 2012. “L’economia giapponese si è chiaramente collocata su di una fase di ripresa”, ha commentato al Financial Times il capo economista di Nomura Economic Research Tomo Kinoshita.

Il piano di investimenti pubblici

Anche la fiducia dei consumatori giapponesi è in ripresa. Il loro ritorno alla spesa è accompagnato da un incremento della spesa pubblica, con il governo Abe che ha rilanciato gli investimenti pubblici mettendo a segno un +0,8% nell’ultimo trimestre. Secondo gli analisti il contributo dell’esecutivo di Tokyo aumenterà ulteriormente nei prossimi mesi con l’entrata regime del pacchetto di stimolo economico da 10 mila miliardi di yen 76 miliardi di euro lasciando la crescita per quest’anno al di sopra del livello del 2% che è considerato il potenziale di lungo periodo del Giappone.

Meriti, e non, di Abe

Il Giappone aveva già cominciato a uscire dalla recessione quando Abe è diventato premier a dicembre. “La manovra fiscale addizionale promossa dal governo del premier Shinzo Abe – spiega il Sole 24 Ore – ha cominciato a entrare nel vivo solo da poco (il budget generale dello Stato da 92.610 miliardi di yen, oltre 900 miliardi di dollari, per l’esercizio corrente è entrato in vigore proprio oggi e la manovra addizionale da 13.100 miliardi di yen varata a febbraio ha appena cominciato a dispiegare i suoi effetti”.

La spinta ai colossi manifatturieri del Paese

Ma secondo gli analisti le sue politiche stimolano una ripresa anche dei colossi manifatturieri come Toyota, rendendo le loro merci più competitive. Lo yen è infatti crollato di un quinto rispetto alle altre maggiori valute dalla nomina di Abe, permettendo un’ascesa azionaria delle società manifatturiere e, di conseguenza, un loro maggiore finanziamento. Il che ha incrementato anche la propensione al consumo dello 0,9%. Le esportazioni sono cresciute del 3,8% nel trimestre, sorpassando l’aumento dell’import, all’1%.

Il confronto con l’Eurozona

La ripresa di Tokyo contrasta con la debolezza dell’eurozona, che soffre dei mali causati dalla recessione più lunga della sua storia. Ma il Giappone ha lasciato indietro anche gli Usa.

Gli investimenti privati

Ma quella di una crescita robusta resta comunque una questione aperta. Gli stipendi sono ancora in calo, e l’aumento della fiducia e il miglioramento delle condizioni del mercato azionario possono aumentare solo la propensione al consumo. Ma gli investimenti delle imprese sono calati dello 0,7% nell’ultimo trimestre, nonostante la diminuzione sia la metà di quella registrata nell’ultimo periodo del 2012.

Il problema deflazione

Ma il nodo duro per Abe resta la deflazione, un dato che appesantisce il compito del neogovernatore della Bank of Japan Haruhiko Kuroda, il cui obiettivo è invece il raggiungimento di una soglia d’inflazione del 2% annua.



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