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Grillo sull’Ilva fa il cauto

I toni alti di Beppe Grillo sono ormai un suo marchio di fabbrica. Per questo, fa paradossalmente più rumore quando sceglie di abbassarli. Così nell’esclusiva intervista alla Stampa, la prima dopo tanto tempo a un medium italiano, a sorprendere è soprattutto la risposta sull’Ilva.

Poteva sfruttare la notizia dell’arresto del presidente della Provincia di Taranto Giovanni Florido per criticare il suo partito di provenienza, il Pd e ai politici “tutti morti” in generale. Poteva accattivarsi la folla ambientalista con qualche no a prescindere sul futuro dello stabilimento. Invece ha risposto così: “’Non è che i magistrati adesso stanno esagerando un po’? C’è uno strano clima, intorno. Sono preoccupato”.

La sua preoccupazione, spiegherà dopo, arriva soprattutto a seguito del blitz della polizia negli uffici 5 Stelle a Milano (“un segnale di quanto il sistema ci odia”) ma le sue esternazioni sul caso Ilva sono state spesso insolitamente misurate.
Tanto che il leader della protesta ambientalista, Angelo Bonelli, ha accusato il leader del M5S di aver contribuito al fallimento del referendum sulla chiusura dello stabilimento: “Spiace constatare che Beppe Grillo, che in altre occasioni, come per il referendum contro l’inceneritore in Val D’Osta si mobilitò personalmente con un comizio, non sia intervenuto sul referendum di Taranto: non un comizio, non un post o una dichiarazione sul suo blog”.

In realtà Grillo, in un comizio nella città pugliese il 22 dicembre scorso, mise nelle mani dei tarantini la scelta sul futuro dell’acciaieria: “La decisione se fare l’acciaio o no la dovete prendere voi con un referendum. Poi se farlo in sicurezza o no vedremo come fare. Ma non ci può essere una persona, un partito o un movimento che vi può dire cosa fare”.

E in un post del 5 dicembre scorso immaginava tre mosse per risolvere il caso:
“1. Risanare gli impianti utilizzando il più possibile la manodopera impiegata negli impianti che nella sua totalità sarà comunque stipendiata da Riva
2. Riprendere la produzione di acciaio dopo la bonifica
3. Far sostenere a Riva ogni spesa medica per le persone ammalate e risarcire le famiglie dei morti a causa dell’inquinamento.
Nel caso Riva si rifiuti di contribuire gli verranno espropriati i capitali necessari, l’eventuale differenza per coprire i costi sarà sostenuta dallo Stato. L’Ilva sarà quindi messa all’asta e, in mancanza di offerte private accettabili, nazionalizzata”.



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