Un altro regalo del governo Monti è stato l’impegno, formalizzato con due Direttive del 2012 e 2013 del Ministro del lavoro Fornero con delega alle pari opportunità, che assegnano all’Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica (UNAR), operante presso il Dipartimento per le pari opportunità, la competenza anche in materia di prevenzione e contrasto “delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, e, in particolare, la definizione di una Strategia nazionale in collaborazione con il Consiglio d’Europa” (cfr. www.unar.it).
Così l’Italia è stata tra i primi Paesi europei a dare applicazione al progetto sperimentale proposto dal Consiglio d’Europa per l’implementazione della Raccomandazione filo-omosessualista del Comitato dei Ministri CM/REC 5 (2010) elaborando la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013 -2015)”, pubblicata sul sito dell’UNAR giarda un po’ il 30 aprile, proprio in concomitanza con il polverone mediatico scatenatosi contro il sottosegretario Michaela Biancofiore che, per aver definito le “unioni gay” «non una priorità per gli italiani», è stata rimossa alle Pari Opportunità per essere più tranquillamente delegata a competenze sulla Pubblica amministrazione. La parlamentare Pdl, infatti, intervistata a gennaio da Klaus Davi, aveva così chiaramente espresso il suo pensiero in proposito: «Chi va con i trans ha problemi di posizionamento sessuale. Non capisco perché si dovrebbe consentire un matrimonio tra uomini». Mi pare sia chiaro l’attacco all’on. Biancofiore nasca dalla volontà degli esponenti e delle organizzazioni “Lesbo-Gay-Bisessuali-Transgender” (LGBT) di non aver tra i piedi alle Pari opportunità, cofirmatarie del documento, l’esponente, per di più donna, di un partito che fino ad ora ha fatto barriera a certe derive.
Anche in questo caso l’implementazione di politiche di prevenzione e contrasto della discriminazione nei confronti delle persone LGBT, in pratica l’introduzione di un onnicomprensivo reato di opinione per “omofobia” ed il “matrimonio omosessuale”, con annessa possibilità di adottare bambini, è il frutto della tanto sbandierata “Europa”. Mi riferisco alla Raccomandazione adottata dal Comitato dei Ministri agli Stati membri “sulle misure dirette a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere” (CM/REC 2010-5) che costituisce il punto di riferimento del “lavoro” pro-omosessualista svolto finora dal Dipartimento per le pari opportunità e dall’UNAR.
Nel citato documento “Verso una strategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” e’ delineata la strategia che dovrebbe essere perseguita dallo Stato italiano, se non si correrà ai dovuti ripari, considerati gli “imprimatur” europei e nazionali apposti. La sua lettura è illuminante oltre che inquietante. In particolare segnalo che nel documento pubblicato sul sito UNAR a pag. 47 si legge: “IV Diritto al rispetto della vita privata familiare: n. 18. Gli stati membri dovrebbero assicurare l’abrogazione di qualsiasi legislazione discriminatoria ai sensi della quale sia considerato reato penale il rapporto sessuale tra adulti consenzienti dello stesso sesso ivi comprese le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso senso e tra eterosessuali , dovrebbero inoltre adottare misure appropriate al fine di abrogare, emendare o applicare in modo compatibile con il principio di non discriminazione qualsiasi disposizione di diritto penale che possa, nella sua formulazione, dare luogo a un’applicazione discriminatoria”. Se non si capisce male si chiede di depenalizzare il reato di pedofilia! E siccome il paragrafo riguarda la vita privata familiare e’ esagerato pensare anche allo sdoganamento dell’incesto (specie nelle coppie gay che adotteranno bambini)?