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Vi spiego il successo di Ignazio Marino, il Renzi di Roma

I 12 punti che separano Ignazio Marino da Gianni Alemanno e più in generale il risultato delle comunali 2013 fanno gridare al miracolo in casa Pd. “Ha vinto il governo di larghe intese”, ha commentato Enrico Letta. Nella città più importante per questa tornata elettorale però è prevalso il candidato che quel governo non l’ha nemmeno votato, Marino appunto, candidato a sinistra del Pd, alleato con Sel di Nichi Vendola.

Una contraddizione? Per fare chiarezza, Formiche.net ha chiesto un parere a Peppino Caldarola, giornalista dalla lunga esperienza, già direttore del quotidiano l’Unità e ora blogger di Lettera 43: “Il Pd di Ignazio Marino non è lo stesso del Pd che ha dato vita alle larghe intese con Silvio Berlusconi. Ma queste elezioni provano che se l’amalgama non è riuscita ai vertici del partito, lo ha fatto invece nella base dove prevale la coesione. Il campo del centrosinistra ha subito duri colpi ma c’è, non si è disgregato”.

Il successo di Marino dimostra allora che gli elettori di centrosinistra vogliono un partito più a sinistra?

Credo che la spiegazione sia più semplice. I cittadini romani di centrosinistra hanno detto “Non vogliamo Alemanno”, non è stato a vedere quanto a sinistra o meno fosse Marino.

Anche Matteo Renzi probabilmente verrà a Roma in una manifestazione a suo sostegno prima del ballottaggio. Ma tra i due, nonostante il reciproco endorsement, le differenze restano. Non rischiano di provocare scontri nel Pd?

Marino, al di là delle posizioni politiche, va avanti perché rappresenta una figura nuova, molto preparata. È il dato che dimostra come il Pd possa avere buoni risultati solo se gioca la carta Renzi, cioè quella di un personaggio lontano dalla nomenklatura, appartenente a una nuova generazione. Finora, da Giuliano Pisapia a Michele Emiliano, hanno sempre vinto i sindaci eterodossi. Avverrà così anche a livello nazionale. E questo il Pd deve capirlo.

Parliamo di alleanze. Oggi Goffredo Bettini sul Corriere della Sera afferma che l’alleanza con Nichi Vendola alla Marino è l’unica “prospettiva virtuosa” per il Pd. È così?

L’alleanza con Vendola ha già dato prova alle scorse elezioni di non avere successo, le coalizioni “bonsai” non servono al Pd. La chiave sta in un’altra idea: il centrosinistra si deve convincere che il bacino elettorale di centro, Mario Monti e Alfio Marchini l’hanno dimostrato, esiste e può attrarre anche i voti del centrodestra. L’idea che il Pd vince se si sposta a sinistra è un’idea fallace anche se è pur vero che bisogna strappare i voti a Beppe Grillo. Ma questo lo si fa con un programma di governo, ciò che manca al M5S.

Non ci saranno sorprese al ballottaggio?

Nel 2008 Alemanno ce la fece perché in confronto a Francesco Rutelli appariva il volto nuovo. Oggi invece ha un’immagine consumatissima, per questo, pur essendo soddisfatto del risultato di Marino, stupisce che non ce l’abbia fatta al primo turno. Se al suo posto ci fosse stato Nicola Zingaretti, le cose sarebbero andate diversamente. Il limite della candidatura di Marino c’è ancora.

E qual è il limite di Marino?

Appare algido, non molto romano ma forse qui c’è anche la sua qualità. Quella di essere un professionista di alto livello, i medici solitamente prendono un sacco di voti in politica. Uno che fa trapianti come Marino ha un’immagine rassicurante, soprattutto se confrontata con la sciatteria a cui ci aveva abituato Alemanno.

Questo primo test elettorale di Guglielmo Epifani come segretario del Pd rilancia la sua candidatura al congresso?

Per lui io vedo più l’idea del 118. Ha stabilizzato il paziente ma per rivitalizzarlo ci vogliono gli specialisti.

E chi sono gli specialisti per rivitalizzare questo Pd?

La sinistra di Fabrizio Barca ancora non ho capito cos’è. Di Sergio Chiamparino conosco le posizioni e sono più in linea con l’idea originale del Pd, quella del Lingotto, che penso sia la più appetibile per il futuro del partito. Il suo pensiero è poi compatibile con quello di Matteo Renzi, tra i due potrebbe esservi un tandem niente male.

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