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Squinzi, il Nord e altre questioni

E’ tornato di moda il Nord. Stremato, sull’orlo del baratro per il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Dimenticato e trascurato per il segretario del Pd piemontese, Gianfranco Morgando, che si è dimesso in protesta contro un esecutivo che non vede esponenti del Nord-Ovest in posizioni di preminenza. Protesta bipartisan, cui si è associata anche la cuneese Laura Ravetto del Pdl. Rilanciato con forza da Enrico Letta attorno all’evento di Expo 2015, coccolato da Matteo Renzi che sta piantando bandiere nel malcontento dei ceti medi settentrionali, impauriti dalla crisi e sempre più tentati dal grillismo del duo Grillo-Casaleggio. Accoppiata digitale quest’ultima, certo “deterritorializzata” e postmoderna, ma che affonda radici non solo biografiche nel Nord delle nuove professioni.

Ma quanti sono i Nord?

La protesta di #OccupyPd ha avuto epicentro a Torino. Onde d’urto sono arrivate fino alla Brianza di Pippo Civati lungo l’arco pedemontano, che però non esaurisce il Nord. La pianura lombardo-veneta in passato ha espresso il forzaleghismo, in alleanza tattica con un movimento ecclesiale radicato nella classe dirigente cattolica di Milano e Verona come Cl. Quest’alleanza è in disfacimento, forse più lentamente di quanto ci si potesse aspettare, ma difficilmente potrà costituire un ancoraggio per nuove combinazioni. Anche l’ulivismo non potrà fare molto per rilanciare la propria offerta ai ceti in agitazione politica. Il movimentismo che si è espresso nelle elezioni presidenziali “contro il Palazzo” ha di fatto affossato una formula padana a trazione emiliana, con epicentro nella Bologna di Romano Prodi, che aveva nelle università, nei centri di ricerca, nei sindacati, nei gruppi cooperativi la sede di fermentazione.

I tempi stretti della crisi hanno accumulato tensioni che non consentono più i tempi lungi del metabolismo romano. Per rinsaldare i tanti Nord ci vorrà molta fantasia politica e una profonda conoscenza delle pulsioni padane. La prima senza la seconda rischia di diventare tatticismo bizantino, la seconda senza la prima di infilarsi nel vicolo cieco del risentimento inconcludente (e pericoloso) e della rivendicazione anti-romana. Staremo a vedere.

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