Il 15 maggio a Roma sono stati presentati i nuovi dati dell’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum®, l’unico database nazionale che dal 2004 monitora in maniera puntuale la situazione delle contestazioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto.
L’VIII edizione dell’Osservatorio Nimby Forum®, promosso dall’associazione no profit Aris – Agenzia di Ricerche Informazione e Società con la collaborazione di Cittalia – Fondazione ANCI ricerche, rileva un aumento consistente dei casi Nimby (Not In My Back Yard) in Italia: nel 2012 i progetti contestati raggiungono quota 354, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2011, il più significativo negli ultimi anni. Sul totale degli impianti contestati, 151 sono i casi emersi per la prima volta nel 2012, mentre dei restanti 203 alcuni sono presenti nel database Nimby a partire dalla prima edizione.
Dall’indagine risulta che nel 2012, con 222 opere contestate (62,7% del totale), il comparto elettrico torna a posizionarsi alla testa della classifica dei settori maggiormente colpiti dalla sindrome Nimby.
In questo ambito, un fronte di opposizione molto caldo ha investito gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, a cui sono riconducibili 176 contestazioni sulle 354 totali. In particolare, su 10 impianti di produzione di energia elettrica oggetto di opposizioni, ben 9 prevedono l’uso di fonti rinnovabili. Tra le opere più controverse, si annoverano le centrali a biomasse (con 108 impianti), le centrali idroelettriche (32) e i parchi eolici (32).
I numerosi No alle rinnovabili colpiscono in maniera trasversale centrali di grandi dimensioni ma anche e soprattutto piccoli impianti, di potenza inferiore a 1 MW: questi ultimi si sono, infatti, moltiplicati anche in virtù del percorso autorizzativo semplificato, previsto dalla normativa vigente per tale tipologia di progetto.
Quali responsabilità?
I dati raccolti e le analisi che ne scaturiscono ci raccontano di un Paese disgregato, che non sembra più condividere progettualità, idealità. Sulle responsabilità di questa situazione, ci si è interrogati insieme a giornalisti, manager, e responsabili comunicazione di alcune delle imprese direttamente coinvolte dal fenomeno Nimby, in una tavola rotonda dal titolo “Italia 2013: no, no e ancora no?”: un momento di confronto su come ridare credibilità ed efficacia al dialogo tra istituzioni, imprese e opinione pubblica, che ha messo in luce, oltre alla necessità di ridefinire in maniera precisa le regole del confronto, la responsabilità di una classe dirigente, e non soltanto politica, che ha abdicato al suo ruolo.
Il resoconto dell’incontro (scarica) è pubblicato all’interno del volume dell’VIII edizione del Nimby Forum.
La versione integrale della pubblicazione può essere richiesta scrivendo a nimbyforum@arisweb.org.