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Smartphone tuttofare. Ma l’Italia è lontana

Pagare la bolletta fotografando il codice a barre o saldare la spesa al supermercato passando vicino alla cassa con il telefonino. Operazioni come queste stanno prendendo piede anche in Italia. Ma siamo ancora lontani da Paesi come Corea o Giappone dove la tecnologia Nfc, Near Field Communication, quella del pagamento per prossimità, è una pratica ormai comune. Come dimostra un una ricerca di Gfk Eurisko realizzata per conto della banca Mediolanum, che sta testando un’applicazione per i pagamenti con lo smartphone.

Su oltre 800 esperienze di pagamento, in 200 esercizi commerciali testati, circa 600 operazioni sono andate a buon fine. Il grado di soddisfazione di chi ha sperimentato il servizio è “più che soddisfacente” per il 73%, ma la diffusione della Nfc nei negozi è decisamente insoddisfacente e i pos spesso non funzionano.

Secondo la ricerca, il 66% del campione pagherebbe un euro al mese per poter utilizzare questa tecnologia ma vorrebbe che il servizio si estendesse a molte operazioni, soprattutto ai micropagamenti: per il 37% il telefonino dovrebbe servire per pagare il caffé al bar, il giornale, il parcheggio o i biglietti dell’autobus. Insomma tutte quelle piccole spese che richiedono moneta o che contemplano il problema del resto. Un aspetto che piace a chi ha testato la tecnologia è quello di rinunciare alle numerose tessere che ormai ingrassano i portafogli: dal codice fiscale, alla fidelity card fino alla tessera sanitaria. Il prossimo passo, sperano, deve essere la sostituzione del badge dell’ufficio.



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