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Il Karnataka premia il Congresso di Sonia Ghandi

Il Karnataka, grande Stato federato del Sud dell’India, è tornato la scorsa settimana nelle mani del Congresso indiano, il partito di Sonia Ghandi e del premier Manmohan Singh, che a Nuova Delhi, la capitale, sono a capo di una coalizione (Upa, Alleanza progressista unitaria) formata da una dozzina di partiti, di varia estrazione ideologica, alcuni dei quali in posizione di “sostegno esterno”. La vittoria nel Karnataka è significativa dal punto di vista sociale perché si tratta del centro dell’high-tech indiano (attorno alla capitale Bangalore) investito in questi anni da un vero e proprio boom immobiliare, che come sempre accade ha creato scontenti ed esclusi.

Il Congresso, che ha ottenuto il 36% dei voti, almeno per ora fuga i dubbi e le perplessità circa la sua capacità di stare in contatto con le correnti emergenti della società indiana, molte delle quali soffiano su e dal Sud. Tira così un sospiro di sollievo, mentre il Bjp (partito popolare) che ha perso 72 seggi, si lecca le ferite e comincia a riflettere su leadership e messaggio per le prossime elezioni generali del 2014. Singolarmente, i due grandi partiti prima delle elezioni erano oggetto di una strisciante campagna anti-corruzione di tono populista, che proprio sull’intreccio tra affarismo immobiliare e partiti tradizionali (Congresso e Bjp) puntava per spostare su terze forze localistiche il voto di minoranze, caste arretrate e gruppi sociali insoddisfatti.

Tutto il mondo è paese, e le alchimie di Nuova Delhi possono insegnare qualcosa anche a noi, nelle dovute (e giuste) proporzioni (il solo Stato del Karnataka ha la stessa popolazione dell’Italia!). In questo contesto difficile e tutto in salita, qual’è il segreto della vittoria del Congresso? Secondo Smita Gupta del The Hindu è la capacità di fare “engineering sociale”. Il modello è la “Frazione Urs”, il gruppo scissionista del Congresso che negli anni Ottanta proprio in Karnataka aveva trovato nella leadership di Devaraj Urs la forza coagulante di strati sociali poveri ed emarginati, oscillando in ambito centrista, prendendo voti e ministri nei grandi Stati del Sud-ovest (Maharashtra, Karnataka, Kerala).

La vittoria del Congresso è una buona notizia per tutti i grandi partiti popolari alle prese con ondate di populismo antipolitico e antisistema. Un sistema piramidale e accentrato di selezione delle candidature (senza primarie) ha comunque premiato un leader regionale di lungo corso, Siddaramaiah. Una scelta naturalmente “centrista”, perché orientata ad una campagna “pigliatutto” che raccoglie su scala locale le istanze anti-corruzione senza rivolgerle contro l’establishment centrale.


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