Giovanni Floris, conduttore di “Ballarò”, contestato da Beppe Grillo per il sondaggio sul “M5S”, appartiene alla categoria dei “giornalisti dimezzati”, come li definì, molti anni fa, Gianpaolo Pansa. Percepisce lo stipendione e i benefits dal carrozzone di viale Mazzini. Ma, politicamente, dipende dalle direttive del Pd che, a fine carriera, potrà nominarlo senatore, come ha fatto con Corradino Mineo. E come ha fatto il Pdl con l’ex direttore del Tg1, Minzolini.
Quello dell’informazione è un terreno cruciale, che il Parlamento, il governo e le forze di opposizione, in primis il M5S, devono affrontare, al di là dei singoli casi di pessima informazione. Denunciando la faziosità di giornalisti e conduttori. Ma anche pensando ai modi e alle forme che, pur non ricalcando i vecchi modelli della
lottizzazione, garantiscano ai cittadini un informazione più corretta.
E ponendo, in Parlamento, e nel Paese, come centrale la questione del superamento della Rai.
Perchè gli Italiani devono continuare a finanziare un’azienda e a coprirne le perdite, se gli attuali vertici non rispondono del loro operato agli utenti, ma a una ristretta cerchia di capataz della partitocrazia?
E ha senso continuare a versare il canone, considerando “servizio pubblico” la Rai, che trasmette in diretta il matrimonio di Valeriona Marini e, sui grandi temi di politica e di cronaca, è, sempre, anticipata da SKY e da La 7?
La Rai, che trasmette in diretta le nozze della Marini, è ancora “servizio pubblico”?
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