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Il lamento (post-ribellione) dei giovani in Tunisia

Pubblichiamo un articolo dello “Speciale giovani e rivoluzioni” di Affari Internazionali.

A distanza di due anni dalla ribellione popolare che ha portato alla caduta di Ben Ali, la Tunisia vive una controversa fase di transizione democratica. Se da un lato si parla del Paese che sta realizzando la miglior performance post-ribellione, dall’altra le fasce di popolazione più giovani fanno fatica a gioire dell’attuale condizione politica. Nel corso di questi due anni in cui tante cose sono cambiate, alcune dinamiche sembrano essere addirittura peggiorate.

Ciò che colpisce è la mancanza di fiducia dei giovani tunisini nella possibilità che la politica possa davvero contribuire a un reale cambiamento della vita e delle condizioni socio-economiche del Paese. Al momento della speranza è progressivamente seguita una fase di disillusione difficile da superare.

Un dato su tutti può riassumere questo passaggio: al momento delle prime elezioni democratiche, che rappresentavano il momento più importante della transizione da un regime autoritario a uno pluralistico, solo il 17% degli aventi diritto al voto tra i 18 e i 35 anni si è registrato presso gli uffici elettorali. Ciò vuol dire che i ragazzi tunisini che si erano resi protagonisti delle rivolte nel gennaio 2011, dopo meno di un anno avevano già perso la speranza di cambiare il Paese attraverso la partecipazione attiva al processo politico.

Con l’avvicinarsi delle nuove elezioni – quelle che dovranno sancire i nuovi equilibri politici e di governo dopo l’approvazione della nuova costituzione – il trend non sembra essere migliorato. Si potrebbe infatti registrare una nuova ondata di astensionismo giovanile, il che sancirebbe un preoccupante allontanamento della classe giovane dalla politica e, ancora più preoccupante, una sostanziale rinuncia a contribuire al cambiamento.

Leggi l’articolo completo

Stefano M. Torelli è Research Fellow dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, e Direttore responsabile della Rivista italiana di studi sull’Islam Politico, pubblicata dal CISIP. La sua ricerca si concentra sugli studi mediorientali e, in particolare, sull’Islam politico e la Tunisia. Su queste tematiche, cura una rubrica settimanale per il magazine del Corriere della Sera, Sette.

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