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La legge anti-movimenti? Giusta. Parla Mirabelli

La proposta di legge presentata ieri dal capogruppo dei senatori Pd Luigi Zanda e dalla presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro è stata subito etichettata come un modo per boicottare Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle.

Nel polverone che è nato intorno all’iniziativa dei parlamentari Pd, Formiche.net cerca di fare chiarezza con Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale e docente di Diritto ecclesiastico all’Università di Tor Vergata.

Professore, oggi un suo successore alla Consulta, Piero Alberto Capotosti sul Corriere della Sera bolla come anticostituzionale il contenuto del ddl del Pd. Lei che ne pensa?
Una legge sui partiti politici ci può essere ed è auspicabile, soprattutto se ne garantisce la democraticità interna. Discorso diverso è invece se introduce condizioni per la presentazione delle liste elettorali, in questo caso rappresenterebbe un limite per l’elettorato e quindi ci sarebbe una criticità costituzionale. È bene distinguere i due aspetti: da una parte quello organizzativo, dall’altro quello riguardante le procedure in vista del voto.

Ma perché colmare proprio ora una lacuna che c’è da sessant’anni? Difficile non legarla alla ingombrante presenza di Grillo nella politica italiana…
Questa è una valutazione di tipo politico. Non so quali fossero le intenzioni di chi ha proposto questo disegno di legge ma è chiaro che filtrare la partecipazione elettorale attraverso partiti politici strutturati comporterebbe un limite inammissibile. I partiti così come i sindacati vivono oggi come organizzazioni non riconosciute. Uno statuto pubblicato in Gazzetta ufficiale garantirebbe trasparenza, a patto che non diventi un controllo intrusivo.

Un altro tema d’attualità è quello dell’ineleggibilità di Silvio Berlusconi. Anche qui viene da domandarsi: perché la legge del ’57 dovrebbe valere ora per il leader del Pdl, che è in politica dal 1994?
La legge è semplice e chiara e fino ad ora non ha mai compreso la posizione di Berlusconi in quanto non concessionario diretto di un servizio pubblico. Non è la prima volta che il leader del Pdl si presenta alle elezioni ed è sempre stato eletto. Ora non c’è nessuna novità né sul piano normativo né su quello dei fatti quindi perché la valutazione della giunta dovrebbe cambiare? È giusto che il caso venga nuovamente valutato ma i precedenti pesano. E io penso sia bene battere gli avversari sul terreno elettorale, non su quello giuridico.


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