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Letta 18 mesi, poi Renzi. Consigli renziani per l’Assemblea Pd

Diciotto mesi di governo Letta, e poi Matteo Renzi. Questo il presente e il futuro del Partito Democratico secondo Angelo Rughetti, deputato renziano. Intervistato da Formiche.net, l’ex segretario generale dell’Anci parla anche di Roberto Speranza, Fabrizio Barca, #OccupyPd ma soprattutto dell’Assemblea nazionale di domani alla Fiera di Roma su cui si gioca l’esistenza stessa del suo partito.

Onorevole, riuscirete a trovare un accordo?
L’accordo bisognerà trovarlo sicuramente. È necessario che il partito trovi una guida e abbia tutti i riferimenti per poter esprimere un orientamento rispetto al governo.

Il totonomi impazza per questo ruolo. Lei ha un preferito?
Non voglio fare nomi ma ho in mente il suo identikit. Deve essere un candidato che garantisca la maggiore unitarietà possibile, non possiamo permetterci un’assemblea spaccata in due o più fazioni. Ci vuole un traghettatore che corrisponda al cambio, anche generazionale, della politica italiana. Sarebbe un modo per parlare a quell’elettorato che ultimamente si sente “poco coccolato” per usare un eufemismo dal Pd.

Su questo versante, si fa il nome di Roberto Speranza. Che pensa di lui?
È un buon nome. In questa fase scegliere come reggente il capogruppo alla Camera indicato dall’ex segretario Pier Luigi Bersani e votato dai parlamentari democratici rafforza la sua figura e quella del partito a cui si dà continuità. Il fatto che poi abbia solo 34 anni risponde invece alla logica generazionale di cui parlavo prima.

Qualcuno dice che il nuovo segretario dovrà essere più di sinistra per compensare la virata al centro del governo.
Non mi appassiona questo dibattito. Io non sono d’accordo con Massimo D’Alema: il Pd non è un amalgama di due cose diverse ma deve avere un’identità nuova, anche per coinvolgere nuovi elettori. Altrimenti potevamo tenerci i contenitori del passato.

È d’accordo sull’ipotesi di sdoppiamento del ruolo tra segretario e candidato premier?
Bisogna innanzitutto mettersi d’accordo su quello che noi chiediamo al nuovo segretario e al Pd. Vogliamo un segretario leader che sfidi il centrodestra? In questo caso, sabato bisognerebbe attivare questo percorso, scriverne le linee programmatiche, indire nuove primarie perché esso deve essere scelto dai milioni di elettori del Pd e non da una riunione di caminetto. Se così fosse però, si concluderebbe l’esperienza del governo Letta.

Secondo Lei, l’esperienza del governo Letta va conclusa?
In questa fase, ritengo che bisogna sostenere convintamente questo governo. Esso va considerato una parentesi, da chiudere però dopo aver varato le riforme che servono al Paese. Il Pd quindi, a mio avviso, ha bisogno ora di un segretario che non sia “leader” ma che coordini meglio l’attività sul territorio e il rapporto con il governo.

E quando sarà allora il tempo di un Pd che torna a fare il Pd?
Penso che i 18 mesi indicati da Letta siano sufficienti. Dopo quel termine se le riforme saranno state fatte e il Paese risponderà in modo positivo, si potrà tornare ognuno alla sua esperienza politica.

Con quale leader?
Con Matteo Renzi. Penso che il piano inclinato del Pd porti naturalmente verso di lui per la sua capacità di interpretare la sinistra in modo nuovo e originale, ha saputo conquistare una grande fetta di elettorato mai interessato alla politica.

Magari in coppia con Fabrizio Barca, che continua a sottolineare la loro complementarietà?
Barca ha una professionalità di assoluto valore, Matteo è l’effervescenza e l’intelligenza allo stato puro. Noi l’abbiamo soprannominato “Mosè” perché ci indica la strada. Non penso a un ticket ma insieme possono sicuramente arricchire il partito.

È vero che voi renziani puntate all’organizzazione del partito, dopo Nico Stumpo?
Non la semplificherei così. Ma i renziani vanno coinvolti nella gestione del partito. È una critica che mi sento di fare al vecchio gruppo dirigente del Pd: dopo le primarie si è chiuso a riccio. Adesso il nostro coinvolgimento è necessario per il bene del Pd, non per i renziani.

Lei è stato segretario generale dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani. Dopo il disinteresse manifestato da Renzi, chi vede come successore di Graziano Delrio?
Sono contento che l’Anci sia stata affidata ad interim (fino al congresso del 5 luglio, ndr) al sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo. Sottolineo il fatto che ora l’associazione è guidata da due sindaci di centrodestra, Cattaneo e Gianni Alemanno, e ciò non ha provocato nessun turbamento nei sindaci di centrosinistra. È un buon segno. Sul futuro deciderà l’Anci che è un’associazione molto importante, anche se mi auguro sia un sindaco del Pd, quantomeno per dare continuità al lavoro svolto dal ministro Delrio.

Domani alla Fiera di Roma, oltre al Pd, ci saranno anche i militanti di #OccupyPd, che manifesteranno al grido di “Siamo più di 101”. Che pensa di loro?
Dicono una cosa giusta. I 101 franchi tiratori sul nome di Romano Prodi al Quirinale sono una ferita ancora aperta. Mi rendo conto che c’è sofferenza nella base e bisogna darle ascolto.

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