Ilda Boccassini ? Somiglia al soldato giapponese, con il coltello tra i denti, che spera di mettere k.o. Berlusconi, a 20 anni dall’inizio della lunghissima guerra, logorante per il Cavaliere, per gli avversari e, soprattutto, di nessuna utilità per il Paese.
Non ci ha sorpreso l’ estrema durezza della nota “toga di lotta”, nella requisitoria-comizio anti-Cav. imputato, nel lungo e dispendioso processone-Ruby, di prostituzione e concussione minorile. Non molti anni fa, “Ilda la rossa” arrivò a definire, senza fornire riscontri alle sue durissime affermazioni, la Cassazione come un “territorio controllato, in modo capillare, da una struttura militare” !
“Mascariate pure che qualcosa resterà !” : questo il senso del discorso di Boccassini e delle cannonate, esplose contro il “sistema prostitutivo di Arcore”.
Eppure, il Procuratore aggiunto di Milano, spesso, tiene a citare gli insegnamenti di Giovanni Falcone, di cui lei seguirebbe gli stessi metodi, nella conduzione delle inchieste. Ma quanti ricordano il grande scrupolo del magistrato di Palermo- che rispedi’ in cella un falso “pentito”, tale Pellegriti, che aveva dato di mafioso, senza portare alcun elemento, all’europarlamentare andreottiano, Salvo Lima, stecchito, nel 1992, dai picciotti, quelli veri- non possono applaudire all’accanimento a senso unico e alle accuse, tanto gravi e roboanti quanto generiche, della dottoressa Ilda.
Il dottor Falcone non avrebbe mai esternato a ruota libera, nè tantomeno diffuso, a piene mani, sospetti e insinuazioni, su tutta la magistratura di Roma, in occasione dell’inchiesta, sul finire degli anni 90, su alcuni ex giudici del distretto romano. Il cui ex capo, lo stimato Procuratore, progressista, Michele Coiro, ci rimise la vita, colpito da un infarto, anche in conseguenza delle profonde amarezze, subite da parte dei colleghi di Milano. E un ex collega della Boccassini, militante nella stessa corrente dell’ANM, “Magistratura democratica”, Francesco Misiani, dopo esser stato trascinato sul banco degli imputati solo sulla base della registrazione – che gli inquirenti di Perugia ritennero manipolata- di una sua chiacchierata, in un bar di Roma, con il collega, inquisito, Renato Squillante, si dimise dalla magistratura. E tornò a fare l’avvocato nella natia Calabria, dove mori’ qualche anno dopo.
Sul piano politico, la “stangata” e la squalifica etica dei comportamenti dell’ex premier ( cosa che non dovrebbe competere ai giudici), si dimostrano l’ennesima mina, posta sulla difficile strada del dialogo tra governo, Parlamento e ordine giudiziario, indispensabilie per chiudere, finalmente, la lunga fase dell’emergenza, delle “gogne” mediatiche e delle “vendette” e per aprire quella della ragionevolezza e delle riforme.
Che dovrebbero stare a cuore anche a Enrico Letta il quale, dopo aver censurato la manifestazione del PDL a Brescia, farebbe bene a chiedere anche ai magistrati giudizi e comportamenti imparziali e non confusi polveroni.
Il settore più responsabile del centrosinistra rifiuti di associarsi- ancor meglio se confortato da un auspicabile e severo monito di Napolitano, Vice-Presidente del CSM- all’esultanza dei giustizialisti per i toni dell’attacco e per la pesantezza delle richieste di condanna, formulate da Boccassini, e per gli inappropriati giudizi morali sull’odiato ex premier.
L’auspicio è che si proceda sulla strada della riforma, improrogabile e complessiva, della giustizia, anche per evitare casi vergognosi, come quelli di Enzo Tortora, di cui Berlusconi ha citato una frase, senza la volontà di paragonarsi al giornalista, come hanno equivocato le figlie di Enzo.
Epifani, Letta, Renzi e la maggioranza del centrosinistra lavorino di buona lena, in Parlamento e nel governo, con gli alleati del PDL, in un quadro di larghe e costruttive intese. E’ questa la strada giusta, mentre dimostrano miopia quanti sperano nella condanna preventiva di Berlusconi, dipingendo il Cavaliere come il Diavolo rosso(nero…), e nella spallata giudiziaria.
Si proclami un armistizio, dopo la ventennale guerra politico-giudiziaria, e venga, definitivamente, archiviato lo slogan, che fu molto di moda ai tempi di Tonino Di Pietro :”Ilda la rossa, facci sognare ! Berlusconi a San Vittore !”.
pietro mancini