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Suicidio Venner, l’impulso dell’anti-vita alimentato dall’odio

Togliersi la vita è l’atto estremo di chi avverte il peso insostenibile della propria esistenza. Una disagio esistenziale talmente profondo da spingere all’autodistruzione. L’anti-vita è quell’impulso che contraddice l’istitnto innato in ogni essere umano all’autoconservazione.

Ho atteso un po’ prima di iniziare a scrivere questo post perché volevo riflettere di più sul significato di questo gesto. Sono convinto che dietro alla scelta di togliersi la vita ci sia un insieme di problemi che vanno molto al di là della giustificazione usata dal suicida (quando c’è). Lo storico e saggista francese Dominique Venner si è tolto la vita perché in Francia è stata approvata la legge sul matrimonio omosessuale?

Secondo me non è così, la protesta contro la legge voluta dalla Ministra Taubira è stata il pretesto per compiere un gesto già pensato e pianificato. Alla base di questo gesto c’è una concezione distorta della vita, un rigetto totale della propria esistenza. Un estremista di destra, con una visione del mondo che Vattimo ha definito “medioevale”, che intende difendere una visione cristiana della società e che compie il gesto più peccaminoso che esista nella fede cristiana, profanando, inoltre, un luogo sacro, la Cattedrale di Nôtre-Dame.

Ci sono tanti modi di definire il disagio, quello di Venner è un disagio fondato sull’odio e sull’irrazionale. Sul rigetto totale del messaggio stesso della fede cristiana, dell’amore verso l’altro e della salvaguardia della vita. Marine Le Pen ha subito approfittato dell’evento per fini politici chiedendo rispetto per questo gesto. Davvero terribile che una cristiana chieda rispetto per il peccato dei peccati, e che strumentalizzi il peccato per fini così mondani. Il rispetto lo si deve alla persona certo, che sul pretesto di una legge approvata democraticamente, ma antitetica alla sua visione di mondo, ha deciso di non volere più vivere, ma non per il gesto compiuto, la modalità, la crudezza e l’offesa alla sacralità di un luogo che appartiene a tutta la comunità dei fedeli. L’uomo ha il rispetto che gli spetta in quanto uomo, ma il suo gesto è inaccettabile per un cristiano.

La ferita è grave, come ha spiegato Morelli su Huffington Post, perché la profanazione di un luogo sacro rende di fatto impossibile la prosecuzione dei riti in quel luogo ed occorre quindi un rito di purificazione, il rito “penitenziale”.

Quali conseguenze potrà avere questo gesto sulla società francese? Difficile da dire, non si può certo dire che passerà indolore, non tanto per il gesto di questo uomo disperato, ma per la strumentalizzazione politica che seguirà. L’odio chiama odio, si dice, e cosa meglio di un sacrificio così simbolicamente dissacrante può essere strumentalizzato dalle destre e da chi si oppone, in Francia, ma in generale anche altrove, al progresso sociale e politico per dire: “guardate dove stiamo andando, gli uomini si uccidono per protestare e difendere le loro radici”.

Niente di più falso e pericoloso, perché le idee si difendono restando vivi e lottando se ci si crede, con gli strumenti dati dalla democrazia. Dice bene Vattimo quando parla di stupore, in Francia il dissenso si esprime, ma in democrazia la maggioranza sceglie e quando dice che il risveglio della coscienza della Le Pen riguarda solo lei e che questa visione delle cose (così come quella del suicida) non corrisponde al pensiero del popolo francese.

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