Secondo le stime delle forze dell’ordine stamattina a Roma hanno partecipato oltre 30mila persone alla “III Marcia nazionale per la vita” (www.marciaperlavita.it/), promossa dall’associazionismo pro-life italiano ed internazionale che manifesta, come ha sottolineato il portavoce della Marcia, il giornalista del “Foglio” e de “il Timone” Francesco Agnoli “per riaffermare l’indisponibilità della vita umana innocente e lottare contro l’ingiusta legge 194”.
La Marcia è partita stamane alle 10.00 dal centro di Roma, “davanti all’antico simbolo di martirio dei cristiani che è il Colosseo”, ha affermato nel discorso d’apertura una delle promotrici della Marcia, la responsabile dell’Associazione “Famiglia Domani” Virginia Coda Nunziante, “per dire chiaramente il nostro NO all’aborto legalizzato”. I manifestanti hanno quindi raggiunto Castel sant’Angelo e poi Piazza S. Pietro, guidati da numerosi leaders dell’associazionismo cattolico ma non solo e, soprattutto, da importanti rappresentanti della Chiesa come il Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, card. Raymond Leo Burke.
Presenti alla manifestazione anche numerosi parlamentari, tra cui Maurizio Sacconi, Giorgia Meloni, Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi. Sempre nel suo discorso d’apertura Virginia Coda Nunziante ha ricordato come “la lotta a favore della vita è anche a difesa dell’intera società, sottoposta a un’enorme e spaventosa crisi valoriale”.
La Marcia come nelle altre edizioni è stata preceduta da una giornata di studio tenutasi ieri, 11 maggio, presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma, nel corso della quale sono stati anche assegnati riconoscimenti a diversi esponenti del mondo pro life, come il fondatore e direttore della rivista “Notizie Pro Vita” (http://www.prolifenews.it/) Toni Brandi e la presidente della “March for Life” di Washington Jeanne Monahan. Fra le relazioni di particolare interesse va menzionata quella di monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e direttore dell’Osservatorio “cardinale Van Thuan”, che ha richiamato la necessità di collocare il tema della difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale, “pienamente all’interno della Dottrina sociale della Chiesa, come del resto ha fatto il Magistero a cominciare dall’enciclica Evangelium vitae”.
Così facendo, ha aggiunto infatti Crepaldi, si pone il diritto alla vita “all’interno del rapporto della Chiesa con il mondo. Perché in questo consiste il ruolo pubblico della fede cattolica”. Il tema della difesa della vita, ha spiegato l’arcivescovo concludendo il suo intervento al convegno di studio, ci dice anzitutto che “esiste una natura e, in particolare, una natura umana. Non ci sono altre motivazioni valide per chiedere il rispetto del diritto alla vita”.