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Lo strano caso della spia statunitense a Mosca

La parola d’ordine a Mosca dopo la cattura di un presunto agente della Cia è non gonfiare troppo il caso. Stati Uniti e Russi hanno dossier importanti da discutere riguardo la Siria, la Corea del Nord e l’Iran. Se il caso di Rayan Fogle non aiuterà a migliorare il rapporto tra i due Paesi, l’importante e che non minacci la cooperazione sui temi dell’agenda internazionale, ripetono dai palazzi moscoviti.

“Dobbiamo risolvere problemi e non sprecare le energie in isterismo politico per un banale caso di spionaggio”, ha detto Alekei Pushkov, a capo del comitato per gli Affari interni della Duma, citato dal Moscow Times.

Per la stampa statunitense il caso che ha coinvolto il terzo segretario dell’ambasciata Usa a Mosca ha invece molti punti che non tornano. Fogle è accusato di aver tentato di reclutare un agente dell’intellgence russa come spia. Le televisioni russe hanno mostrato i momenti dell’arresto.

Fogle portava una parrucca bionda, la seconda delle due che sono state mostrate al pubblico, parte di quel “arsenale classico della spia” di cui ha parlato il ministero degli Esteri e che comprende anche una mappa di Mosca, un compasso, tre paia di occhiali da sole, il tesserino di riconoscimento dell’ambasciata, un coltello e molte banconote da 500 eruo.

C’è poi la lettera, svelata dal canale di Stato in lingua inglese Russia Today, che la presunta spia consegnava agli agenti da reclutare, nella quale si promettono fino a un milione di dollari per una cooperazione a lungo termine e si danno istruzioni di aprire una casella Gmail per tenersi in contatto con l’agenzia.

Fogle è stato dichiarato persona non grata e ne è stata chiesta l’espulsione immediata dal Paese. La stampa britannica ha paragonato il caso a quello della cosiddetta spia delle roccia. Nel 2006 spie britanniche furono scoperte mentre armeggiavano con un dispositivo per trasmettere informazioni riservate camuffato da masso. Londra respinse le accuse definendole assurde. Ma l’anno scorso Jonathan Powell, ex capo dello staff del premier Tony Balir ammise che si trattò di una storia vera.

Secondo quanto rivelato dal quotidiano Kommersant, il caso Fogle è legato all’attentato di Boston dello scorso 15 aprile che fece 3 morti e oltre 260 feriti. La presunta spia, scrive, stava cercando informazioni sui fratelli Tsarnaev accusati per l’attentato durante la maratona di Boston e originari della Cecenia. In particolare sul periodo passato nella repubblica del Dagestan nel 2012 da Tamerlan Tsarnaev, morto in uno scontro a fuoco con la polizia. Secondo quanto trapelato dopo l’attentato, la Russia avrebbe messo in guardia l’Fbi sul ragazzo rifiutando tuttavia altre informazioni.

Dagli Stati Uniti non è arrivata ancora alcuna reazione all’arresto. Il caso è esploso quando è trascorsa una settimana dall’intesa tra il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, per chiedere sia organizzata una conferenza internazionale per discutere del conflitto siriano.

Silenzio anche dal presidente Vladimir Putin. Secondo un’analisi della Reuters, il numero uno del Cremlino non deve tuttavia parlare, a farlo sono già gli organi di informazione di Stato. L’agenzia britannica lega il caso Fogle alla strategia del Cremlino di accarezzare i settori più conservatori e fomentare i sentimenti dei russi seguita sin dal ritorno di Putin alla presidenza. Una tattica dietro cui vede la mano del braccio destro del presidente, il 49enne Vyacheslav Volodin. “Poco importa quanto sia coinvolto nella diffusione del video della FSB (i servizi di sicurezza eredi del Kgb, ndr.) sull’arresto del terzo segretario Ryan Folge, incastrato da un agente russo sotto copertura, tutta questa saga porta il suo marchio”.

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