L’11 aprile è uscito nelle sale italiane “11 settembre 1683”, il film di Renzo Martinelli che ricostruisce una pagina di storia poco conosciuta ma molto significativa per la vicenda della nostra civiltà. Ricostruisce la battaglia che si ebbe l’”11 settembre di 300 anni fa’” alle porte di Vienna, con la sconfitta clamorosa delle forze turco-musulmane, in grande superiorità numerica, ad opera di quelle polacco-asburgico-italiane incaricate di difendere la cristianità europea.
Nel 1683, approfittando dei soliti conflitti interni ai regni europei e soprattutto della volontà precisa di Luigi XIV di Francia di indebolire l’imperatore asburgico Leopoldo, il sultano Maometto IV aveva infatti lanciato il jihad contro Vienna, la capitale imperiale, rompendo la tregua che aveva sottoscritto con l’imperatore austriaco. Caduta Vienna, la “mela d’oro”, nulla avrebbe impedito agli ottomani di arrivare fino a Roma e, a quel punto, la vittoria delle armate del “profeta” sarebbe stata totale.
Il Papa di allora, Innocenzo XI [Benedetto Odescalchi (1611-1689)], memore delle gesta di due secoli e mezzo prima del frate Giovanni da Capestrano (1386-1456), decise anche in questo frangente di grave pericolo per l’Europa di fare ricorso ad un altro francescano, il cappuccino Marco d’Aviano (1631-1699), allora in fama di miracoli e, in effetti, beatificato da Giovanni Paolo II il 27 aprile 2003. Il frate, ottimamente impersonato da Murray Abraham (“Tutti gli uomini del presidente”, “Marco Polo”, “Scoprendo Forrester” e “I cavalieri che fecero l’impresa” di Pupi Avati) accorse a Vienna, dove prima di tutto guarì miracolosamente il duca di Lorena, cognato dell’imperatore, adoperandosi poi per organizzare la difesa della città.
Il suo compito fu soprattutto quello di mettere d’accordo i principi cristiani, cosa che fece convincendoli fra l’altro ad affidare il comando supremo al condottiero polacco, non d’ascendenza nobiliare e quindi malvisto dalle corti europee, Jan Sobieskì.
Con questo film eccezionale, durato nelle sale solo 15 giorni anche a causa di una serie di difficoltà ed ostracismi incontrati nella catena della distribuzione, Renzo Martinelli ritorna dietro la macchina da presa da quando, nel 2007, aveva girato l’ultimo suo film ‘Carnera- The walking Mountain‘, dedicato alla figura del Campione dei Pesi Massimi Primo Carnera e presentato in anteprima al Madison Square Garden di New York.
Dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere, la specializzazione in cinematografia alla Scuola Superiore di Comunicazioni Sociali dell’Università Cattolica e la laurea in Scienze Politiche, Martinelli era già assurto alla popolarità nei circuiti “politicamente scorretti” per aver girato nel 1997 Porzûs, il film che aveva denunciato la strage operata dai partigiani comunisti nei confronti di quelli monarchici e cattolici accaduta nell’omonima località nel febbraio del 1945. Il film, presentato al Festival Cinematografico di Venezia, fu giudicato “il caso cinematografico del 1997” e, nel circuito dei Dvd va ancora forte. Nel 2004 Martinelli scrisse anche e diresse per la Rai ‘La bambina dalle mani sporche‘, una fiction in due puntate tratta dall’omonimo romanzo di Giampaolo Pansa. Nel 2005 produce poi e dirige il film ‘Il mercante di pietre’, che vede protagonisti Harvey Keitel, F. Murray Abraham, Jane March e Jordi Mollà, suscitando nelle sale numerosissime polemiche a causa del tema trattato: il conflitto tra Islam e Occidente. Ritrona quindi in certo senso su questo tema con “11 settembre 1683” ed, anche in questo caso le polemiche non sono mancate, tanto da sparire in pochi giorni dalle sale come abbiamo detto ma, per chi lo volesse vedere, c’è ancora speranza perché, come ci dice Martinelli, del film è stata girata una versione più estesa che andrà in onda forse l’anno prossimo in due puntate. Molto dipende anche dalla richiesta del pubblico e, quindi, chi fosse interessato contatti Rai fiction o, magari, scriva all’ufficio stampa dell’azienda: ufficiostampa@rai.it.
Cominciamo quindi col chiedere a Martinelli quali problematiche ed incomprensioni ha dovuto affrontare per aver trattato un tema così scottante come quello del rapporto fra Islam ed Occidente.
D. Il suo film è stato accusato di aver trattato il rapporto Islam/Cristianesimo ricorrendo a “toni magniloquenti” e mettendo in scena una trama “sbilanciata a favore della cristianità”; cosa rispondere a queste critiche provenienti anche dal mondo cattolico?
R. Il film mi sembra invece molto equilibrato.
D. Eppure altri settori della cultura cattolica hanno accolto entusiasticamente “11 settembre 1683”, per esempio lo scrittore Rino Cammilleri che, sul numero di aprile del “mensile di informazione e formazione apologetica” il Timone l’ha definito “film veramente epico, con una ricostruzione storica impeccabile”. Non parliamo poi delle iniziative pubbliche organizzate dall’associazionismo cattolico per proiettare il film od andarlo a vedere insieme nelle poche città nelle quali è programmato, sfidando difficoltà logistiche e di orario (da ultimo quella del Centro culturale “Fides et Ratio” di Roma che, il 19 aprile scorso, ha affollato il multisala Barberini). Cosa può dirci della ricezione complessiva del film da parte dei cattolici?
R. Felice della risposta positiva da parte del mondo cattolico.
D. E da parte Islamica ha avuto qualche reazione o commento?
R. Nessuna.
D. Come nasce il suo interesse per padre Marco d’Aviano, il francescano cui il Papa fece ricorso nel 1683 per mettere d’accordo i principi cristiani ed affidare la difesa della capitale dell’Impero, Vienna, ad un condottiero non d’ascendenze nobiliari ma semplice montanaro come il polacco Jan Sobieskì?
R. L’idea è nata, dodici anni fa. Eravamo nella valle del Vajont e avevamo organizzato una insolita anteprima. Avevamo programmato di proiettare il film “ Vajont” direttamente sulla pancia della diga. Piccolo particolare: il giorno precedente la proiezione pioveva a dirotto. Io e il mio organizzatore generale, Roberto Andreucci, eravamo sotto una tenda militare e guardavamo costernati il nubifragio. Un tizio, che ancora non conoscevo, mi si era avvicinato. “Come va dott. Martinelli?” aveva chiesto. “ Non va…” avevo risposto. “ Non c’è problema…” aveva replicato lui seraficamente. “Abbiamo pregato Padre Marco D’Aviano. Domani spiove…”. L’uomo si chiama Diotisalvi Perin. Grande devoto di Padre Marco D’Aviano. Incuriosito, avevo telefonato ad un mio amico storico. Era arrivato un fax: Marco D’Aviano, il difensore della cristianità alla battaglia di Vienna, il grande sacerdote cristiano che aveva salvato l’Europa dall’assalto delle truppe mussulmane, il taumaturgo che raccoglieva folle di venti, trentamila fedeli nelle piazze dove predicava. Ma, soprattutto, era arrivata una frase che aveva immediatamente acceso la mia curiosità di regista: un altro Undici Settembre. Il primo. Trecento anni fa…. Ecco. L’idea di “11 Settembre 1683” è nata quella notte. Nella valle del Vajont. Insieme alla voglia di rappresentare un mondo cristiano terribilmente simile a quello di oggi: stanco, rassegnato, diviso. Trecentomila mussulmani contro settantamila cristiani. Con l’obiettivo dichiarato da parte di Karà Mustafà di conquistare Vienna e scendere col suo esercito fino a Roma. Se tutto questo non è accaduto, lo si deve ad un umile frate francescano.
D. Come mai nella locandina italiana del film, accanto al titolo, c’è scritto “Il primo 11 settembre, 300 anni fa”?
R. Prima dell’attacco alle Twin Towers l’universo musulmano era avvertito dagli occidentali come lontano, quasi esotico. Poi abbiamo dovuto prendere atto che c’era una realtà, esterna alla nostra, che si manifestava drammaticamente con una sua punta estrema. Nel mio film Il mercante di pietre, con Harvey Keitel, mi sono interrogato su un occidente che, convertitosi all’islamismo estremista, prende parte attiva al terrorismo. Il tema non ha cessato di intrigarmi, e adesso sono andato alle radici, a quel primo, appunto, 11 settembre da cui pare che Osama Bin Laden abbia preso ispirazione per il suo attentato-vendetta del 2001.
D. Una curiosità, come mai ad un certo punto Marco D’Aviano predicando la difesa dell’Europa cristiana inizia a parlare in tedesco senza doppiaggio?
R. E’ accertato che padre Marco alternava italiano e tedesco nelle sue prediche.