Non è vero che la situazione in Medio Oriente è rimasta bloccata. Da quando il presidente Barack Obama è arrivato qualcosa si sta muovendo. Secondo Janiki Cingoli, direttore del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (Cipmo) dopo la telefonata di scuse del premier israeliano Benjamin Netanyahu all’omologo turco Erdogan, si sono sciolte molte delle tensioni tra i due paesi.
Ma anche sul fronte arabo ci sono novità: una delegazione della Lega Araba, guidata dal ministro degli Esteri del Qatar Hamad bin Jassim al-Thani, che presiede il Comitato del Piano Arabo di Pace della Lega, delegazione di cui facevano parte, oltre al segretario Generale Nabil el-Araby, i ministri degli Esteri dell’Egitto, del Bahrain e della Giordania, insieme a rappresentanti del Libano, dell’Arabia Saudita e dell’Autorità Palestinese, si è recata a fine aprile a Washington.
“Al termine, è stata data una dichiarazione di al-Thani, in cui si riconferma il Piano di pace arabo, avanzato per la prima volta nel marzo 2002 al Vertice di Beirut della Lega araba, che propone il riconoscimento di Israele e la normalizzazione dei rapporti con esso da parte di tutti gli Stati arabi, se Israele restituisce i territori arabi occupati nel 1967 e accetta la creazione di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme Est, nonché una soluzione ‘equa e concordata’ (e quindi concordata anche con Israele, ndr) del problema dei rifugiati”, ha scritto Cingoli.
Un altro cambiamento è che Netanyahu avrebbe deciso di bloccare la pubblicazione di nuovi appalti pubblici per la costruzione degli insediamenti, a cominciare da quello nell’area E1 alle porte di Gerusalemme che tante polemiche aveva sollevato in tutti questi anni. La notizia non è ancora ufficiale ma è stata comunicata dall’esercito israeliano a una radio del paese.
Ma per capire qual è lo stato della situazione in Medio oriente basta aspettare la nuova visita di Kerry il 21 e il 22 maggio nella regione, dove incontrerà Netanyahu e Abbas. Le conclusioni di quei giorni parleranno da sé.