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Pakistan, cosa c’è in gioco in queste elezioni?

Dopo mesi intensi, ieri sera si è conclusa la corsa della campagna elettorale per le elezioni politiche in Pakistan che si svolgeranno domani. Un momento storico perché è la prima volta in 66 anni che il paese svolge un processo democratico senza l’assistenza dei militari.

I seggi apriranno domani alle 8 e chiuderanno alle 17. Circa 86 milioni di pachistani dovranno eleggere i 342 membri dell’Assemblea Nazionale e quelli delle assemblee provinciali. Per controllare l’ordine pubblico sono stati dispiegati 600mila uomini. L’affluenza questa volta – vista l’eccezionalità dell’appuntamento – sarà sicuramente superiore al 44% registrato alle ultime elezioni del 2008.

Il cammino (minato) della transizione

Il difficile processo di transizione non è stato facile, tutt’altro: ieri quattro persone sono morte e 15 sono rimaste ferite in un’esplosione nel principale bazar di Miranshah, città del Nord Waziristan. Nelle ultime invece sono morte più di 100 persone ed è stato rapito il figlio dell’ex premier Yusuf Raza Gilani.

Secondo la Bbc, il sequestro è solo una goccia in mezzo ad un oceano di crimini che hanno condizionato una campagna elettorale senza atti pubblici. La minaccia da parte dei talebani è “bagnare di sangue” la giornata elettorale di domani.

“I protagonisti della nuova stagione sono politici spregiudicati come Nawaz Sharif e Asif Ali Zardari, il chiacchierato vedovo di Benazir Bhutto, i loro figli Maryam Sharif e Bilawal Bhutto Zardari e Imran Khan, già leggenda del cricket, filantropo, playboy e neo campione dell’orgoglio musulmano”. Così ha descritto oggi sul Foglio Tatiana Boutourline il quadro elettorale del Pakistan: “C’è un figlio rapito, una figlia geneticamente disinvolta e un sessantenne sexy con la testa rotta”, ha aggiunto Boutourline.

Khan, l’ex campione di cricket

La campagna elettorale in Pakistan è cominciata sei mesi fa, quando il personaggio mediatico Imran Khan, ex-capitano della squadra nazionale di cricket – lo sport nazionale – si è presentato come candidato alle presidenziali. Khan è leader del Movimento per la Giustizia.

“Che Dio non mi porti via da questo mondo finché non avremo costruito un nuovo Pakistan”, ha detto Khan dal letto di un ospedale, in collegamento video, dopo che è caduto da un montacarichi da 5 metri di altezza in uno dei pochi eventi pubblici della campagna.

Zardari, il figlio di Bhutto

Nella corsa elettorale c’è anche Bilawal Zardari Bhutto, figlio della premier assassinata Benazir Bhutto e del presidente Asif Ali Zardari. Sempre in collegamento video, il giovane ha detto agli elettori: “Benazir ha dato la sua vita per questa nazione, per questo paese, per il popolo e per la democrazia. Dobbiamo portare avanti la sua battaglia (…) E mio padre, il presidente del Pakistan, che ha trascorso dieci anni in prigione, ha sempre detto di avere questo paese come sua priorità. È nostro dovere completare la sua promessa”.

Nawaz Sharif, il leader dell’opposizione

Il candidato Nawaz Sharif, leader del partito di opposizione la Lega musulmana del Pakistan, ha rivolto ieri un appassionato discorso in una piazza di Lahore. Sharif è pronto a rivedere la cooperazione con gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo e si è detto convinto che il suo partito otterrà la maggioranza assoluta. “Se ci darete cinque anni di governo, riusciremo a cambiare le sorti del nostro paese”, ha detto.

Le questioni da risolvere

Secondo il quotidiano britannico The Guardian, chi vincerà le elezioni in Pakistan sarà il candidato capace di portare luce al paese. E non in senso figurativo. “Carenza di energia, inflazione e insicurezza sono gli argomenti che preoccupano ad una nuova generazione che vota per la prima volta. Ma i giovani hanno davvero la volontà di riformulare la politica?”, si legge in un’editoriale pubblicato oggi.

Secondo Foreign Policy, in Pakistan (una potenza nucleare di 180 milioni di persone) i frequenti black out elettrici durano più di 20 ore al giorno, la spesa pubblica militare è cinque volte superiore a quella per l’istruzione, la religione determina ogni aspetto della società e la minaccia di terrorismo islamico è permanente. Le elezioni di domani sono una ventata di speranza per un paese strangolato dal terrore, l’inefficienza e gli abusi di potere. Ma basterà un processo elettorale senza militari per fare tornare il Pakistan alla normalità e alla pace?


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