Non ci sono solo i fermenti montezemoliani tra le forze di centro. È stato firmato ieri l’atto costitutivo dei “Popolari italiani per l’Europa”, un’associazione politico-culturale che riunisce trenta parlamentari, europei e non, provenienti da Udc, Fli, Volkspartei e Pdl. “Non si tratta per ora di un partito – tiene a precisare a Formiche.net l’europarlamentare Udc Giuseppe Gargani, uno dei promotori dell’iniziativa – ma lo potrà diventare come contenitore per tutti i moderati e vecchi Dc”. L’obiettivo è quello di costituire il Partito popolare europeo in Italia. Magari in vista delle prossime elezioni per il Parlamento Ue del 2014.
L’idea
L’idea è venuta a un gruppo di deputati europei di Udc, Fli e Volkspartei durante la campagna elettorale: “Dopo la decisione di Pier Ferdinando Casini di fare gruppo unico con Scelta civica di Mario Monti, a livello europeo abbiamo ritenuto di fare altrettanto costituendo il gruppo ‘Popolari per l’Europa’ con Mario Mauro e Gabriele Albertini – racconta Gargani – Dopo il voto e su spinta del Ppe, ne è nata l’associazione a cui hanno aderito circa trenta deputati, tra cui Lorenzo Cesa, Lorenzo Dellai, Iva Zanicchi”. Il simbolo richiama lo scudo crociato, “per ricordare le nostre origini democristiane”, e le stelle dell’Unione europea.
Il rapporto con la Dc
L’universo culturale democristiano è l’orizzonte ma – tiene a chiarire l’europarlamentare – “noi vogliamo fare gli allenatori per formare una nuova classe dirigente”. Per questo sono già stati dei convegni, uno a Roma a fine maggio, sull’economia, uno a Trento sulla figura di Alcide De Gasperi e uno a Caltagirone su Luigi Sturzo.
Il rapporto con Udc e Scelta civica
Non si tratta di un movimento di rottura rispetto ai vecchi partiti d’origine ma l’associazione vuole essere un riferimento culturale per andare oltre all’idea dei partiti personalistici che prevale oggi in Italia e di cui l’Europa ci accusa, spiega Gargani.
Il governo Letta e il Pd
Ma come vedono i democristiani un governo più volte tacciato di essere anch’esso tale come quello di Enrico Letta? “Si tratta di un governo post-democristiano che si ispira alla sostanza culturale che ha dominato la Prima repubblica. Potrà fare bene ma il presupposto è che si chiarisca l’equivoco del Pd. Il Partito Democratico non esiste. La fusione tra Margherita e Ds non doveva avvenire e per uscirne è meglio che le varie anime che compongano il Pd si dividano e riprendano ognuno la sua strada”, conclude.