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Perché Obama ha minimizzato l’attentato a Bengasi?

La Casa Bianca ha reso pubbliche cento pagine di email per fare chiarezza sul modo in cui l’amministrazione Obama decise di trattare l’assalto al consolato di Bengasi dello scorso 11 settembre. Nell’assalto persero la vita quattro funzionari, tra cui l’ambasciatore statunitense in Libia Christopher Stevens.

La pubblicazione delle email servirà a porre fine alle polemiche degli ultimi mesi il cui ultimo atto in ordine di tempo è stata la diffusione sull’emittente Abc e dal Weekly Standard di alcune email che evidenziavano il lavoro dietro i cosiddetti “talking point” ossia le informazioni fornite all’ambasciatrice Usa all’Onu, Susan Rice, che doveva discutere del caso i diversi talk show. Informative che passarono per almeno 12 versioni. Gli scambi coinvolgono funzionari della Casa Bianca, del dipartimento di Stato e della Cia.

La pubblicazione è stata a più riprese chiesta dall’opposizione repubblicana che ha fatto dell’attacco e della gestione della comunicazione su quanto successo uno dei punti su cui attaccare l’amministrazione Obama a settembre coinvolta nella campagna elettorale che avrebbe portato il presidente a un secondo mandato.

Controversa è soprattutto la decisione di omettere i riferimenti a precedenti avvisi riguardo il rischio di attacchi nella Libia orientale e di descrivere l’assalto come una reazione al trailer di un film che faceva satira sul profeta Maometto. Tra i passi più citati della trattativa c’è quello in cui la portavoce del dipartimento di Stato, Victoria Nuland, esprimeva la propria preoccupazione per i riferimenti alle minacce che avrebbero potuto attirare le critiche contro il dicastero, reo di non aver prestato attenzione agli avvisi dell’agenzia sui rischi della regione. D’altra parte le carenze nel coordinamento e le falle nella sicurezza sono poi emerse e sono state criticate nell’ambito di una commissione indipendente voluta dall’ex numero uno della diplomazia Usa, Hillary Clinton.

Indipendentemente anche Michael Morell, vicedirettore della Cia espresse le preoccupazioni al riguardo. Non esiste alcuna email di Morell, ma a pagina 63 del materiale rilasciato dalla Casa Bianca c’è l’unico documento che non fa parte della corrispondenza online, una bozza in cui lo stesso vicedirettore ha cancellato a penna i passaggi critici che parlavano di partecipazione di estremisti islamici e di cinque attacchi contro stranieri a Bangasi, compreso uno a giungo contro un convoglio dell’ambasciatore britannico. Omissione che, scrive Politico, sarebbero servite a proteggere i funzionari del dipartimento di Stato ancora in Libia e a non compromettere le indagini dell’Fbi.



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