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Quanto Letta fa Grillo

L’ultimo annuncio, direttamente dall’Abbazia di Spineto, è il seguente: “Da qui alle elezioni amministrative i componenti del governo non parteciperanno a manifestazioni elettorali o dibattiti televisivi che non siano incentrati sui lavori del governo o sulle competenze dei rispettivi dicasteri”.

Le polemiche per la manifestazione del Pdl a Brescia, raccontano le indiscrezioni sui giornali, hanno trasformato il viaggio verso la Toscana in un ring tra il Presidente del Consiglio Enrico Letta e il suo vice Angelino Alfano. Ed ecco che, nel giorno del ritiro del suo governo “per fare spogliatoio”, il premier ne annuncia il ritiro dalla piazza, televisiva e non.

Il silenzio stampa forzato che coinvolge la squadra di Letta non può che ricordare quello imposto da Beppe Grillo ai suoi 5 Stelle. Un diktat che ha suscitato molte polemiche soprattutto per le espulsioni che ne sono scaturite, dal senatore Marino Mastrangeli alla consigliera comunale a Bologna Federica Salsi.
Difficile immaginare che anche il premier procederà all’espulsione dal suo governo di eventuali ministri dissidenti. Per ora infatti l’unica minaccia di addio è stata la sua. Ma non c’è solo quest’ultima direttiva verso la stampa ad avvicinare Letta a Grillo.

I tagli alla casta
Nei giorni scorsi i due sono stati protagonisti di un battibecco a distanza sui tagli alla politica. Questo il messaggio del premier al leader del M5S: “Io nel decreto taglierò lo stipendio ai ministri parlamentari, lui fatica a non far prendere la diaria intera ai suoi parlamentari che si ribellano”.

Letta faceva riferimento alla questione della restituzione dei compensi da parte dei parlamentari 5 Stelle che sta infiammando il fronte interno del Movimento. E in merito alle sue sforbiciate alla Casta, il presidente del Consiglio parlava del provvedimento annunciato nel suo discorso programmatico davanti al Parlamento prima della fiducia, ovvero l’eliminazione dello stipendio aggiuntivo da ministro a chi riceve già quello da parlamentare.

L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

Una provocazione che non poteva cadere nel vuoto. Ed ecco che il leader maximo grillino ha risposto con un post sul suo blog sfidando Letta all’approvazione di un decreto che preveda l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e il dimezzamento del compenso dei parlamentari, al grido di “#Lettafirmalo”.

Il primo punto in realtà fa già parte delle linee programmatiche del governo Letta. Una misura cara a Grillo e a Matteo Renzi,  che era stata avversata dal Pd di Pier Luigi Bersani e Letta. Fino a quando quest’ultimo non è arrivato a Palazzo Chigi.

L’ultima sfida

C’è poi un nuovo terreno su cui il Movimento 5 Stelle provoca Letta, quello dell’ineleggibilità. Lo chiama “nuovo spartiacque tra M5S e Pd” il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, in una intervista che apparirà sul prossimo numero di M5S News: “Berlusconi è emblema di una generazione politica che non ha alcun rispetto delle istituzioni. Chiederemo l’ineleggibilità al Senato di Silvio Berlusconi e vedremo se il Pd e le altre forze politiche avranno il coraggio di votarla”. Ma su questo tema sarà molto difficile per il premier fare il grillino.



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